Come Presidente della Provincia, come cittadino e come uomo voglio pubblicamente congratularmi con tutti coloro che sono stati assolti dall’accusa di diffamazione a mezzo stampa per aver scritto, riportato o espresso pensieri e argomenti che non ricalcavano quelli di certi gruppi di pressione che hanno guidato la fine di Eluana Englaro a Udine: queste le parole del Presidente di Palazzo Belgrado che sulla dolorosa vicenda si è sempre apertamente schierato a difesa della dignità di ogni vita umana, e affinché Udine non diventasse la città della morte, in quanto ogni vita è portatrice di un valore assoluto: questa è la grandezza della conquista culturale e filosofica del nostro Occidente.
Finalmente – prosegue – con la sentenza, che ho letto e ho apprezzato, scritta dal giudice del Tribunale di Udine, Maria Antonietta Chiriacò, è stato riconosciuto non soltanto il legittimo diritto di critica e di cronaca ma anche il dovere, su questioni etiche fondamentali come il bene primario che è il diritto alla vita, di adottare anche posizioni conflittuali. Del resto, ciò che è in gioco quando si tratta di argomenti inerenti il fine-vita, non può essere anonimizzato, non può essere oscurato né, tanto meno, condizionato soltanto da uno schieramento solo che voleva decretare cosa fosse giusto e cosa no, con il rischio di censure preventive che, di certo, non garantiscono all’opinione pubblica quel diritto alla massima informazione possibile, unica condizione di democraticità e di libertà.
Per il Presidente della Provincia di Udine, si tratta di un risultato che ripristina il diritto e la libertà di pensiero e solleva da qualsiasi ombra coloro che avevano semplicemente adempiuto al loro compito di medico (il riferimento va al neurologo Gianluigi Gigli, anche lui assolto) e di giornalisti (il riferimento va alle testate nazionali coinvolte e ai giornalisti imputati e da 3 giorni assolti). Le conseguenze di questa sentenza non solo per il Friuli, ma per il Paese, richiederebbero una giornata di studi, un nuovo film, un nuovo libro per raccontare finalmente – secondo il Presidente – quella parte di storia messa a tacere da chi, adesso, è stato smentito con il dispositivo del giudice. Il Friuli ritorna ad essere almeno un po’ più umano con questa decisione e la cultura della vita ritorna ad aprirsi una breccia.