“Perplessità sulla TAV fra Napoli e Bari, non cruciale per l’economia del Paese. Il collegamento Adriatico-Baltico, con la valorizzazione della nuova Pontebbana, invece, è la direttrice verso importanti aree economiche come Austria, Baviera, Cechia, Polonia”
“Il corridoio Adriatico-Baltico è strategicamente irrinunciabile, sia in una prospettiva regionale che per il Nord-Est d’Italia”. Le imprese del gruppo Trasporto e Logistica dell’Associazione Piccole e Medie Industrie del Friuli Venezia Giulia – Confapi Fvg non si rispecchiano nelle recenti dichiarazioni rese dall’amministratore delegato di Trenitalia, Mauro Moretti, che dà priorità al completamento della TAV Milano-Venezia nell’Italia settentrionale e alla realizzazione della TAV Napoli-Bari in Italia meridionale rispetto al corridoio Adriatico-Baltico.
“Avvalendosi di notevoli infrastrutture già ultimate – spiega il presidente della categoria Bernardino Ceccarelli -, il Corridoio coinvolgerebbe l’intero Friuli Venezia Giulia sulle direttrici di traffico dell’Europa nord-orientale, favorendo lo sviluppo della propria portualità. Confapi non è contraria al completamento della TAV lungo l’asse padano, ma nutre più di qualche perplessità sulla TAV fra Napoli e Bari, non considerandola altrettanto cruciale per gli interessi dell’economia del Paese. Se, infatti, devono essere realizzate infrastrutture di grande portata, queste devono riguardare prioritariamente le aree in grado di garantire il massimo ritorno degli investimenti che si andranno a compiere. La logica di Moretti – continua Ceccarelli – afferisce probabilmente ad una visione di traffico passeggeri, ma non possiamo dimenticare che lo spazio economico, attuale e futuro, che si affaccia sull’Alto Adriatico è di straordinaria importanza per l’Italia e il suo Nord-Est”.
Se si dovesse porre il problema in termini di alternativa o di priorità, la preferenza, secondo Confapi Fvg, dovrebbe andare al collegamento Adriatico-Baltico, valorizzando la Nuova Pontebbana, per parecchi motivi: “in primo luogo perché questa è la direttrice verso quelle aree economiche come l’Austria, la Baviera, la Cechia e la Polonia, senza considerare le diramazioni verso l’Est europeo, che presentano alcuni dei maggiori tassi di crescita in Europa, e che possono trovare un valido sbocco nei porti italiani dell’Alto Adriatico; in secondo luogo, perché il Friuli Venezia Giulia è dotato di infrastrutture ferroviarie di prim’ordine, pur con qualche punto di criticità bisognoso di interventi (tangenziale di Udine, raddoppio Udine-Cervignano e anche armamento della Cormòns-Redipuglia per il traffico merci); infine, perché sarebbe l’intera regione in tutte le sue potenzialità e modalità di trasporto a trarne beneficio, quale terminale e piattaforma logistica, e attrarre quegli importanti investimenti che di recente si è lasciata sfuggire”.
“Se questa impostazione dovesse essere condivisa, è indispensabile che tutti i soggetti politici ed economici del Friuli Venezia Giulia, dall’amministrazione regionale alle associazioni di categoria e alle stesse Camere di Commercio, facciano massa critica e agiscano di concerto in tutte le possibili sedi a livello nazionale ed europeo. Ciò è tanto più necessario – conclude Ceccarelli – in quanto nell’ambito della direttrice Adriatico-Baltico esiste una oggettiva variante sulla direttrice, e cioè l’antico tracciato della Ferrovia meridionale dell’Impero austriaco, più sbilanciata verso i porti della Slovenia (Capodistria) e della Croazia (Fiume), che lascerebbe ai margini il Friuli e sotto-utilizzata la modernissima Pontebbana”.