“Servono competenze specifiche per individuare profili potenzialmente pericolosi. Episodi potenzialmente devastanti, come quelli dei giorni scorsi, devono far riflettere”.
In riferimento all’obbligo, per i detentori di armi, di sottoporsi ad una visita medica per valutare se gli stessi possiedono i requisiti psicofisici al possesso di armi, sia da fuoco sia da taglio, in attuazione al decreto legislativo 29 settembre 2013, n. 121, si ritengono utili, per la delicatezza del tema, ed anche in rapporto ai recenti episodi di cronaca potenzialmente devastanti, che devono far riflettere, alcune precisazioni. Secondo la norma i possessori di armi, sia da fuoco che da taglio, devono rivolgersi al proprio medico di base perché questi ne attesti l’integrità psicofisica. Ulteriore certificazione dovrà essere rilasciata dal settore medico legale delle Aziende Sanitarie, o da un medico militare della Polizia di Stato, o del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che ha facoltà di richiedere tutti gli ulteriori specifici accertamenti che riterrà necessari, da svolgersi presso strutture sanitarie pubbliche.
Quindi l’accertamento dei requisiti psicofisici per la detenzione delle armi sembrerebbe un atto professionale esclusivo della professione medica. Ed il solo giudizio clinico del medico, anche se specialista, sarebbe sufficiente per stabilire che una persona ha i requisiti psicologici per detenere in sicurezza un’arma, senza indagini scientifiche specifiche sulla sua psiche. “Le cose potrebbero però non essere così semplici e all’interno del delicato processo decisionale sulla presenza o meno dei requisiti psicofisici per la detenzione di armi in sicurezza dovrebbe entrare, a pieno titolo, la figura professionale dello psicologo – afferma il presidente dell’Ordine Degli Psicologi del FVG Roberto Calvani -. Per quanto riguarda le patologie neurologiche, ad esempio, un conto è certificare con strumenti medici la presenza della patologie, pensiamo ad esempio al Morbo di Alzheimer, un altro conto è stabilire come e in che misura i disturbi cognitivi e comportamentali associati alla patologia, quali i disturbi della memoria, i disturbi dell’attenzione, i disturbi delle
funzioni di controllo dell’azione e del comportamento, i disturbi delle abilità visuo-spaziali e prassiche, possono interferire funzionalmente con il possesso in sicurezza di un’arma, che è un atto tipico della professione di psicologo”. Per questo motivo, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, legislative e giurisprudenziali, l’Ordine regionale degli Psicologi del FVG auspica che i medici di medicina generale, i medici legali delle Aziende per l’Assistenza Sanitaria, i medici militari della Polizia di stato o dei Vigili del Fuoco, si avvalgano della fondamentale consulenza degli psicologi per accertare la presenza o meno dei requisiti psicofisici nelle persone che possiedono e detengono armi. Infatti, inavvertitamente è esclusa una professione che negli ultimi decenni ha costruito strumentazioni sempre più raffinate che hanno una validità su base scientifica e utilizzate in contesti internazionali. La svista è ancora più evidente se si considera il fatto che normalmente sono utilizzati gli inventari di personalità per selezione i nostri militari: “E’ paradossale – conclude Calvani – che le persone che circolano armate sulle nostre strade o campagne possano non effettuare una minima valutazione del profilo psicologico. Oggi sono definiti statisticamente i profili potenzialmente pericolosi e noi siamo in grado di individuarli”