Un confronto strutturato tra le varie espressioni del territorio (istituzioni, sindacati, associazioni di categoria, ordini professionali, rappresentanti dell’identità e della cultura friulana) e l’Università di Udine affinché l’ateneo, voluto dal territorio, aiuti il Friuli a superare un forte momento di difficoltà, quello attuale, della crisi economica e occupazionale. Un Friuli che, coeso, ha egregiamente gestito un momento drammatico come il terremoto, da cui proprio l’Università ha avuto origine. Questo l’esito con cui si è conclusa la riunione odierna a palazzo Belgrado tra i sottoscrittori del Patto-Università Territori del 2008 e il Magnifico rettore dell’Ateneo di Udine, professor Alberto Felice De Toni. Incontro richiesto per far luce su alcune decisioni dell’ateneo come il taglio di dipartimenti fortemente orientati al territorio (ingegneria civile e architettura a partire dal 1 gennaio) e per conoscere le prospettive future dell’ateneo. Il rettore è entrato nel merito del piano strategico d’ateneo, della ripartizione dei dipartimenti, di vision e mission dell’università, degli importanti investimenti pari a 10 milioni di euro per rendere la realtà accademica friulana ancora più attrattiva attraverso ottimizzazione e adeguamenti alle infrastrutture (laboratori) e percorsi di accompagnamento alla ricerca e alla didattica. Già destinati in base a queste priorità 7,6 milioni di euro: di cui 4,7 per i laboratori, 2,9 per azioni di accompagnamento. Dei 7,6 milioni, 6,4 vanno ai dipartimenti mentre un milione 200 mila euro rimane in capo all’ateneo anche per finanziare o co finanziare progetti di ricerca condivisi con il territorio. Aperto alla comunità è il programma “Friuli 1976.2016 Epicentro dei saperi”, illustrato dal professor Stefano Grimaz che vedrà l’ateneo, anche in collaborazione con altri partners, impegnato in oltre una trentina di eventi in occasione del 40ennale del terremoto.
Un legame quello tra Ateneo, sisma del ’76, comunità friulana, modello Friuli riecheggiato più volte nel salone del Consiglio di palazzo Belgrado, legame che, con la sottoscrizione del Patto nel 2008 e le riunioni a palazzo Belgrado, si vuole rigenerare e rafforzare soprattutto per ristabilire un dialogo costante tra l’Università e il territorio che l’ha fortemente voluta, in questo particolare momento di difficoltà. Una sollecitazione in questo senso è stata avanzata dalle parti sindacali, Roberto Muradore per la Cisl e Ferdinando Ceschia per la Uil, sostenuta anche dal presidente dell’Anci Fvg Mario Pezzetta, avvallata dall’onorevole Ivano Strizzolo, appoggiata anche dal presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini (disponibile a convocare gli incontri a palazzo Belgrado) e auspicata dal coordinatore del Patto, il professor Sandro Fabbro. Un confronto che, è stato precisato, si muoverà nel pieno rispetto dell’autonomia decisionale dell’ateneo e delle sue scelte strategiche, ma ritenuto indispensabile per rigenerare il virtuoso Modello Friuli e per affrontare sfide future come, a esempio, il rilancio del manifatturiero e la rivoluzione digitale.
Il rettore si è manifestato favorevole alla proposta formulata dal presidente dell’ordine degli ingegneri, Stefano Urbano dell’attivazione di un centro interdipartimentale per raggruppare le professioni e le discipline significative per il territorio per non disperdere l’importante patrimonio culturale e scientifico ereditato dalla ricostruzione e per valorizzare la filiera “costruzioni, ambiente e territorio” di cui Friuli ha estremo bisogno.
Tra i presenti all’incontro il presidente della Fondazione Crup Lionello D’Agostini, monsignor Guido Genero per la Diocesi di Udine, Cristiana Compagno (rettrice dell’Università dal 2008 al 2013), il direttore di Confartigianato Udine Gian Luca Gortani, Silvana Schiavi Fachin per il Comitato 482, Paolo Fontanelli per il Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli, l’assessore del Comune di Udine Gabriele Giacomini e Mario Pittoni.