A vederli accanto, sul battello che porta a
Ellis Island, Eligio Clapcich e Chiara Barbo – che hanno
incontrato la presidente Debora Serracchiani e la delegazione del
Friuli Venezia Giulia impegnata in questi giorni in una missione
economico istituzionale negli Stati Uniti – sono proprio la
fotografia più bella del passaggio di testimone tra due
generazioni di Giuliani nel mondo, che tra New Jersey e New York
raccoglie una cinquantina di corregionali. Intelligenti,
appassionati delle proprie radici e desiderosi di mantenere vive
tradizioni e patrimonio identitario: Eligio lo ha fatto per tanti
anni da presidente dell’associazione e a ottobre – spiega –
lascerà “spazio ai giovani”. Di certo Chiara Barbo, critica
cinematografica e produttrice farà parte del direttivo.
Clapcich, eleganza d’altri tempi, sembra un nonno come tanti
quando racconta che al suo rientro dalla visita ufficiale nella
delegazione dei corregionali organizzata dal Consolato di New
York in occasione della missione istituzionale della Regione
Friuli Venezia Giulia tornerà a casa, nel New Jersey, per
ripetere alcune lezioni e controllare i compiti dei quattro
nipoti. Questo nonno affettuoso ha però un passato da abilissimo
crittografo in servizio alla Nasa, ha lavorato per una delle più
grandi compagnie di comunicazioni del mondo – “là ho visto
nascere tutto: internet, web, la silicon valley ” – ed è scappato
a quattordici anni da Fiume nel ’46 nascosto sotto il sedile di
un camion tra fiale di composto chimico fatte scoppiare dal padre
per confondere l’olfatto dei cani delle guardie della frontiera.
A 23 anni è arrivato a New York, ha preso due lauree, una in
matematica e una in ingegneria elettronica, lavorando di giorno e
studiando la notte e così, grazie a questa preparazione “ho
potuto fare lavori bellissimi”, racconta.
“Io amo raccontare ai miei nipoti com’era la mia Fiume, quali
erano le tradizioni della mia terra e per questo ho scritto un
libro in inglese e italiano che raccoglie tanti aneddoti di
quella mia infanzia”, spiega Clapcich, ma oggi è importante
trovare nuovi modi di comunicare e di testimoniare la nostra
identità.
E qui entra in campo Chiara, che per tanti anni è stata
documentarista. “Abbiamo fatto dei documentari sulle giovani
triestine emigrate in America nel dopoguerra e su altre storie di
emigrazione nel mondo, ma manca ancora qualcosa che racconti
oggi, in presa diretta, che cosa pensano, come stanno e chi sono
i giovani e meno giovani che emigrano adesso e che sono parecchi.
Mi piacerebbe raccontare come e se si sentono rappresentati dalla
comunità giuliana queste terze generazioni”.