“Un oceano infinito di anime” è
il titolo dell’esposizione dedicata al giovane fotografo gradese
Willy Sanson, classe 1978.
Sino al 13 dicembre prossimo, al primo piano del Palazzo di
piazza Oberdan 6, a Trieste, i visitatori potranno ammirare il
racconto che Sanson ha inteso fare attraverso i suoi scatti,
realizzati tra India e Sud-Est asiatico in luoghi sovente
difficili da raggiungere.
Ma grazie al suo esplorare, al suo continuo spingersi da una
dozzina di anni tra popolazioni e territori che spesso lo metto a
dura prova tanto nel fisico quanto nell’anima – ha detto Emiliano
Edera, componente dell’Ufficio di presidenza nonché responsabile
della Biblioteca del Consiglio regionale -, tutti noi possiamo
venire a conoscenza di queste realtà estreme e singolari. La
fotografia è fare una analisi profonda di ciò che ci circonda, è
cercare di andare dentro le persone: lui ci è riuscito.
Molti dei suoi scatti mi hanno catturato, mi hanno regalato una
emozione che va oltre la realtà – ha aggiunto il consigliere
regionale Diego Moretti, presentando anche lui l’artista -.
Willi parla con gli occhi – gli ha fatto eco il gradese Tullio
Troian. Con le sue foto rappresenta una umanità fatta sempre e
comunque di dignità, anche quando alle spalle vi è tanta povertà.
E scrive con la luce, come deve fare un fotografo – ha aggiunto
la concittadina Angelica Reis -, ma lui lo fa rispettando le
ombre. Ecco allora le mani screpolate, i volti rugati, grazie a
una sensibilità che lo ha portato ad essere tra i premiati dei
Siena International Photography Awards 2017 a cui hanno preso
parte 161 nazioni con più di 50mila immagini.