Sei campagne di scavi; oltre 1600 reperti rinvenuti sui fondali del fiume Stella per oltre 8 mila chilogrammi di materiale recuperato; collaborazioni accademiche internazionali di primo livello; impiego (nella campagna 2016) di sistemi di rilevamento innovativi per ambienti subacquei in condizioni di scarsa visibilità in collaborazione con l’università tedesca di Kiel; la progettazione di un Parco ecostorico (il primo nel suo genere in Italia) insieme alle amministrazioni comunali coinvolte per condividere con la comunità locale e valorizzare i risultati della ricerca scientifica. Ecco i principali contenuti della missione di archeologia subacquea “Anaxum”, condotta dal 2011 dall’Università di Udine in collaborazione con la Soprintendenza archeologia, beni culturali e paesaggio del Friuli Venezia Giulia e con il sostegno della Provincia di Udine, svelati oggi a 400 studenti delle scuole superiori che hanno affollato l’auditorium Zanon. A raccontare il lavoro svolto, le scoperte, le difficoltà, il fascino della ricerca in ambiente subacqueo, il professor Massimo Capulli che coordina l’equipe di ricerca. Anaxum (l’antico nome latino dello Stella) è l’unico progetto e cantiere di archeologia fluviale in Italia, al quale partecipano studenti e laureati provenienti da università italiane, tedesche e americane. Dopo le campagne di scavi, il lavoro di studio prosegue nei laboratori del Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale. “L’obiettivo di questo incontro – ha spiegato in apertura l’assessore all’istruzione della Provincia di Udine Beppino Govetto – è far conoscere ai ragazzi i risultati fin qui ottenuti dall’unico scavo archeologico didattico in ambiente fluviale a livello nazionale e internazionale. Si tratta, infatti, di una progettualità molto prestigiosa in quanto, oltre alla portata scientifica dello stesso e al ruolo di primo piano a livello internazionale rivestito dall’Ateneo di Udine, apre al nostro territorio e a quello della Bassa Friulana importanti prospettive sotto l’aspetto culturale, storico e di valorizzazione turistica. Un’attività che vede la sinergia, insieme ai partner scientifici, anche di alcune amministrazioni comunali che, in questa iniziativa, ripongono grandi attese per lo sviluppo locale”. “La Provincia di Udine – ha aggiunto Govetto – ha appoggiato con convinzione queste campagne di scavi poiché si prefiggono di approfondire la nostra storia, di far riaffiorare le radici della nostra civiltà. Questo progetto rappresenta una delle collaborazioni siglate dal nostro ente con l’Università del Friuli, accordi che nel corso degli ultimi anni hanno permesso di sostenere diversi dottorati di ricerca in svariati settori, dalle scienze motorie alla ricerca in ambito agrario alla valorizzazione della lingua friulana”. “Un’aula gremita di futuro per ascoltare le ricerche sul passato – ha rilevato al termine il prof. Capulli –: i 400 ragazzi hanno ascoltato temi per loro inusuali e hanno dato prova di una sana e intelligente curiosità con una lunga serie di domande pertinenti. Chissà se dietro quegli occhi si celi qualche collega di domani a cui passare il testimone, perché le pagine di storia sepolte nelle terre e nelle acque del Friuli sono ancora tantissime”.
La campagna 2016 si è svolta nel periodo compreso tra fine giugno e luglio, per un totale di 5 settimane. Le attività si sono suddivise in due fasi. Nella prima, oltre al prof. Capulli e al dott. Dario Innocenti, hanno preso parte sei studenti che si sono concentrati sul sito Stella 1, dove è proseguito il lavoro di rilievo e recupero documentato dei reperti di età romana, comprendo un’area di 16 mq. Nella seconda fase, tre archeologi dell’Università di Kiel hanno preso il posto degli studenti per condurre insieme agli archeologi dell’ateneo friulano sperimentazioni di rilievo video-foto grammetrico 3D con condizioni di scarsa visibilità nell’area del ponte della via Annia.