Una settimana dopo la strage di Lampedusa si registra un altro tragico naufragio nel Canale di Sicilia, l’incidente, avvenuto nel tratto di mare tra Lampedusa e Malta, ha visto perdere la vita almeno 34 persone. L’intervento della Marina militare italiana con due navi e due elicotteri è stato celere e ha permesso di salvare 206 naufraghi. La zona del naufragio è al centro di un triangolo tra Malta, la Libia e Lampedusa, in cui ha il dovere di intervenire l’autorità maltese in caso ci siano da effettuare operazioni di soccorso. Il premier maltese ha subito ringraziato il premier Letta per l’efficace intervento dei mezzi italiani. Il barcone che si è rovesciato con oltre 250 persone a bordo è stato avvistato inizialmente da un aereo militare maltese in ricognizione nel Canale di Sicilia. I migranti, secondo la ricostruzione delle autorità maltesi, hanno cominciato ad agitarsi per farsi notare dopo aver abbandonato la loro imbarcazione che si era rovesciata. Una nave militare maltese è arrivata per prima nell’area, nel tardo pomeriggio e ha iniziato le operazioni di soccorso. Poco dopo è stata raggiunta dalle navi della Marina italiana. Gli elicotteri di bordo delle due Unità, hanno lanciato dei salvagente e zattere autogonfiabili. Sono proseguite per alcune ore le operazioni di recupero dei naufraghi. Il Mediterraneo negli ultimi anni si è trasformato in un teatro di tragedie per i migranti che hanno provato a raggiungere le coste italiane e il dibattito all’interno dell’Unione Europea è molto caldo.
Le acque maltesi sono state teatro in passato di altre grandi tragedie. Il 25 dicembre 1996, notte di Natale, in 300 annegarono dopo lo scontro tra un cargo libanese e una motonave. Il 24 settembre 2008 una decina di extracomunitari morirono nel naufragio di una “carretta del mare”. Tragedia analoga il 6 aprile 2011, quando un barcone si rovesciò a poche miglia dall’isola: in 51 si salvarono, ma a bordo erano in 300. Lo scorso agosto La Valletta aveva rifiutato di far sbarcare 102 naufraghi poi fatti arrivare a Siracusa.