“Non è vero che non esiste una legge sull’omicidio stradale. Il tipo di reato c’è, ed è omicidio colposo. È solo l’ignoranza mediatica che lascia intendere che vi siano soluzioni che non si vogliono attuare, ma che in realtà non sono affatto una soluzione, né permettono alcuna forma di prevenzione”. Così l’avvocato Christian Lenzini, docente di Diritto Penale presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi L.U.M.S.A. di Roma, su sollecito del pubblico ha commentato al Lions Club Udine Lionello, guidato da Anna Bracaglia, la sua relazione su “Femminicidio, omicidio stradale e auto-riciclaggio: la pena oggi tra paure sociali, ignoranza mediatica, isterismi collettivi e presupposti errati”.
Numerose le domande da parte dei soci, soprattutto relative alla disparità della pena per chi uccide investendo per strada rispetto agli altri tipi di omicidi, differenza che risiede nella non volontà del provocare la morte della vittima; un’ingiustizia che lascia nell’impotenza i familiari delle vittime.
“Certe cose non possiamo non farle accadere: noi siamo solo giuristi, lo scopo del diritto penale è punire, non prevenire. E la pena è sempre un argomento doloroso perché procura sofferenza”. Sul femminicidio, il docente ha fatto presente che le donne uccise sono “solo” il 30% (dati del Ministero dell’Interno) e che l’omicidio di genere non si previene affatto con la pena. “L’inasprimento della pena, seppur contrabbandato come soluzione e dotata di idoneità preventiva, non è un deterrente. Se la pena avesse efficacia preventiva, allora gli omicidi non dovrebbero più esistere visto che da sempre sono puniti con la pena più elevata e, in alcuni luoghi del mondo, con la pena di morte. Forse il problema non è migliorare il diritto penale, ma trovare qualcosa di migliore del diritto penale”.