“Adesso norme certe e accesso regolato all’Università”
A coronamento di una lunga battaglia, 25 anni fa entrò in vigore la legge che istitutiva la figura dello psicologo in Italia – la numero 56 del 18 febbraio 1989 – che segnò il coronamento di un riconoscimento giuridico della professione.
“L’essere una professione normata, oltre a garantire l’utenza rispetto alla qualità e alla correttezza deontologica delle prestazioni, ci permette di partecipare attivamente allo sviluppo del Paese tramite le nostre rappresentanze nel confronto con le amministrazioni dello Stato e ci consente di svolgere l’attività professionale con tutte le tutele amministrative e legali previste dall’ordinamento legislativo italiano”, afferma il presidente dell’Ordine, Roberto Calvani, nel festeggiare la ricorrenza. “L’Ordine vuole tutelare i tanti che si rivolgono allo psicologo, garantendo loro prestazioni adeguate e certificate,di alta specializzazione, nel rispetto del codice deontologico. Lavoriamo per rafforzare la professione e, contemporaneamente, tutelare il cittadino”.
Lo sbocco occupazionale prevalente dello psicologo risulta essere l’ambito della salute, ma non sono da meno gli impieghi nella scuola, nei servizi sociali, nella formazione professionale, nelle organizzazioni e nelle aziende. “A causa dell’attuale crisi economica – aggiunge il presidente -, purtroppo registriamo qualche tensione nell’ambito della professione, in termini occupazionali, specialmente nei giovani, che si aggrava a causa di un elevato numero di laureati”. In Italia ci sono 43 corsi di laurea di primo livello in scienze e tecniche psicologiche e 61 corsi di laurea magistrale di secondo livello in psicologia. Complessivamente, tra diploma di primo livello e magistrale, si registrano ogni anno circa 15 mila laureati.
Nel 1989 gli psicologi erano circa 10.000, ora sono oltre 100 mila gli iscritti all’Ordine (quasi 2.000 in Friuli Venezia Giulia). Di questi, il 50% lavora come libero professionista, ma solo il 6% è inserito come dipendente nel Servizio Sanitario Nazionale.
“Dopo i medici siamo la seconda professione dirigenziale sanitaria ma serve migliorare di molto la transizione tra formazione e lavoro intervenendo su una serie di temi cruciali” conclude Calvani, “quali l’accesso agli studi universitari che deve senz’altro essere regolato, l’abilitazione all’esercizio della professione, l’esame di stato e il tirocinio post-lauream che è un fattore chiave per lo sviluppo formativo e professionale”.
Dall’esperienza maturata in questi 25 anni gli psicologi italiani sono pronti a sottoporre alla politica, e quindi a Regione Governo e Parlamento, tutta una serie di proposte utili a migliorare, integrare e regolare la salute e il benessere; oggi lo psicologo è ben presente sul territorio con le risorse idonee per migliorare la qualità della vita del Paese.