“Una bocciatura nella sua integrità che poteva essere evitata se il piano faunistico, nella versione adottata dalla Giunta regionale stravolta rispetto al testo precedentemente elaborato, veniva nuovamente condiviso con tutti gli addetti ai lavori”. Commenta così l’assessore provinciale alla caccia e pesca Marco Quai la sentenza del Tar Fvg che ha respinto il piano faunistico regionale, piano sul quale la Provincia di Udine si era espressa in modo molto critico. L’assessore ricorda le tappe del piano. “Dopo lunghissima attesa e fitti confronti con il Comitato faunistico regionale finalmente era stato definito un testo quanto meno condiviso. Obiettivo centrato fino al 26 giugno 2015 quando il testo è stato stravolto dalla Giunta regionale che ha fatto proprie ben 89 osservazioni alla Vas (valutazione ambientale strategica), di cui il 60% provenienti da servizi interni all’ente (Arpa Fvg e Servizio tutela paesaggio e biodiversità) che hanno praticamente bocciato il lavoro svolto dal Servizio faunistico della Regione. Una situazione davvero imbarazzante per la Regione stessa – rileva Quai -; sull’integrazione delle osservazioni doveva poi esserci una consultazione e una condivisione”. E così il 26 giugno, il piano viene modificato e successivamente approvato dalla Giunta. “E’ stato un vero e proprio colpo di mano – aggiunge l’assessore – che ha annullato l’impegno di quanti avevano portato i loro contributi, animati dalla volontà di ottimizzare la gestione dell’ambiente, attività che vede coinvolto in prima linea il mondo venatorio”. Ed ecco il risultato di quella repentina approvazione: i ricorsi al Tar che rigetta il piano stesso. “Avevamo detto che questo piano era inefficace; avevamo contestato diverse misure a esempio sul contenimento dei cinghiali. Oggi, anche a fronte della sentenza del Tar contestiamo nuovamente – chiarisce Quai – il modus operandi della Regione che non si è voluta confrontare sul nuovo testo. Un confronto che avrebbe potuto portare a riformulare un documento che avrebbe evitato di impegnare il Tar”. “In questi due anni – conclude Quai – c’era il tempo per l’assessore Panontin di perfezionare il piano sugli elementi contestati dai ricorrenti che gli erano stati notificati. Ora la contestazione, sugli stessi contenuti che appunto potevano essere modificati, giunge dal Tar. Andrei più cauto inoltre nel dichiarare che si procede come se il tribunale non si fosse pronunciato”.