Mia figlia ha dodici anni, e come tutti i suoi coetanei ha sogni e progetti. Il suo sogno più grande è comperarsi una chitarra e prendere lezioni, per imparare a suonarla come si deve. Da qualche tempo, memore della famosa favola di Esopo, da brava formica conserva ogni spicciolo che riesce a risparmiare in un salvadanaio, che l’altra sera ha deciso di rompere: voleva sapere quanto aveva messo da parte. Sorpresa e gioia, l’ammontare è di duecentosessanta euro! Ovviamente non tutte sono banconote, una buona parte è costituita da monete.
Nell’attesa che venga l’occasione di usarli per realizzare il suo sogno di adolescente, decidiamo di versarli su un libretto di risparmio postale. Ci rechiamo nel locale ufficio di Poste Italiane orgogliose e felici, con le nostre banconote e circa ottanta euro in moneta. Ovviamente per agevolare il lavoro del cassiere, abbiamo provveduto a dividere gli spiccioli per pezzatura e valore, confezionarli in rotolini e ne abbiamo annotato sopra l’importo. Non ho potuto nascondere il mio stupore nel sentirmi rifiutare il deposito in moneta, in base a precise disposizioni interne. Ho ritenuto opportuno chiedere se per caso Poste Italiane avesse un proprio conio, o se un Decreto Legislativo dell’ultim’ora avesse messo fuori corso centesimi ed euro… Per tutta risposta mi sono sentita dire che avrei dovuto utilizzare appositi contenitori di plastica, onde evitare draconiane conseguenze qualora dei minacciosi ispettori postali avessero eseguito visite a sorpresa (mi immaginavo già questi moderni orchi da fiaba accanirsi sulle povere impiegate…).
Non c’è problema, mi sono detta, non saranno dei contenitori plastici a fermare il sogno di una ragazzina: me ne potete fornire? No. Dove li posso trovare? Nessuna risposta.
Non volendo sollevare polemiche e pescando nel mio personale serbatoio di pazienza, chiedo all’impiegata come avrei potuto utilizzare ottanta euro di monete: la risposta stavolta è chiara. Possono accettarli come pagamento. Bene, mi dico, la prossima bolletta la pagherò con un sacco di monete da un centesimo: eh no, mi sogghigna la signorina, gli sportelli di Poste Italiane possono accettare solo cinquanta monete per volta…
A questo punto l’impiegata si sente in dovere di educare le persone di fronte a sé, e ci dice che la moneta metallica va spesa di volta in volta e non accumulata… La rassicuro: di solito non circolo con due chili di monetine in tasca, quello che volevamo depositare era quanto faticosamente racimolato e contenuto in un salvadanaio, nel quale (a parte casi eccezionali) non si trovano poi così tanti pezzi da cinquanta euro…
Rinunciamo; annuncio alla signorina che il giorno successivo avrei estinto il libretto sul quale volevo versare i risparmi di mia figlia, e ne avrei aperto uno presso la filiale della mia banca di fiducia ove, udite udite!, accettano euro sotto ogni forma e misura. Anche le monete. Ci saranno forse leggi o regole che vietano per 1000 motivi di recarsi in un istituto di credito con la cariola di monetine ma per lo meno mi aspetto che mi venga dato il modo di depositarli.
Sulla porta dell’inflessibile e rigoroso ufficio postale la domanda più amara me l’ha rivolta mia figlia… “Mamma, ma esistono soldi di serie A e soldi di serie B?”