Pordenone – Le associazioni che fanno capo all’estrema sinistra avevano organizzato a Pordenone, martedì scorso, la «marcia dei diritti» per e con i profughi (un flop, poche decine i manifestanti) e lui, Alessandro Ciriani, primo cittadino in carica da giugno 2016, ha risposto promuovendo per martedì 11 aprile la «marcia dei doveri».
«Un’iniziativa simbolica contro chi strumentalizza gli immigrati – ha scritto su Facebook il sindaco della cittadina friulana, 50 mila abitanti – e per ricordare il principio, sacro per la nostra gente, che non ci sono diritti senza doveri. Aspetto tutte le persone italiane o straniere, di destra o sinistra, che intendono rimarcare con moderazione, ma anche con fermezza, che la solidarietà va coniugata ai doveri di chi la riceve; che occorrono provvedimenti più incisivi per arginare un fenomeno che non può essere scaricato sulle spalle dei sindaci e delle loro comunità; che l’immigrazione senza equilibrio significa povertà per gli immigrati e per chi li ospita. Pordenone resta una città dall’elevata qualità della vita, che non è invasa dai profughi – ha anche precisato – ma che deve assolutamente mantenere queste caratteristiche attraverso una gestione diversa di questo fenomeno».
Nella piccola «Manchester del Nordest» (qui è nata e cresciuta l’industria Zanussi dell’elettrodomestico, poi divenuta Electrolux) i richiedenti asilo sono in tutto circa 400 – un numero ben oltre i 2,5 ogni mille abitanti fissata da Governo e prefetture per l’equa distribuzione territoriale tra Comuni – di cui 70 sono ospitati nell’hub aperto in una ex caserma cittadina, altri hanno trovato sistemazioni diverse, mentre circa 50-60 dormono nell’area di un centro direzionale cittadino noto come «Bronx»
Nei giorni scorsi Ciriani – da sempre impegnato in politica con la destra e eletto primo cittadino nelle file di una civica – aveva lanciato un doppio appello. Il primo ai «sindaci inadempienti del territorio (diversi dei quali di centrosinistra, ndr) a prendersi in carico la quota di profughi che gli spetta»; il secondo agli stessi richiedenti asilo, invitandoli a passare parola a familiari e amici, dicendo loro chiaramente di «non venire a Pordenone, andate in altri comuni o nazioni che hanno posto, perchè qui non avete futuro. La città non vi può accogliere e non vi può garantire un tetto e un pasto. La solidarietà si esercita se c’è la possibilità concreta di farlo. In caso contrario bisogna essere chiari per non ingannare e illudere nessuno con facili slogan».
Il problema, infatti, è anche costituito dagli arrivi favoriti dai «tam tam irresponsabili e pericolosi delle reti dell’estrema sinistra – spiega Ciriani – che illudono questi disperati che comunque una soluzione per loro si troverà. Qui non sarà così. Noi, per senso di umanità, abbiamo già fatto la nostra parte. Ora basta. Chi è fuori dai programmi di accoglienza non ne riceverà alcuna».