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Poiché da qualche mese mi sono avvicinata alla lingua e alla cultura georgiana, alcuni giorni fa ricevo da una conoscente (anche lei di origine georgiana) un link che pubblicizza un viaggio di gruppo alla scoperta della Georgia, organizzato per il prossimo mese di settembre dall’associazione brindisina Meditazioni in movimento.
La proposta sembra interessante, tuttavia mi chiedo sin da subito se sia fattibile per me, sia in termini di costi (che per me sono sempre doppi, in quanto necessito di assistenza quotidiana e pertanto devo viaggiare accompagnata, oppure procacciarmi un’assistente in loco), che in termini di accessibilità. Per cercare di fugare questi dubbi, decido di contattare l’associazione via e-mail, manifestando il mio interesse a partecipare e chiedendo loro se ritengono sia possibile farlo nonostante la mia disabilità motoria e la mia sedia a rotelle.
La mattina di lunedì 17 febbraio, quattro giorni dopo aver inviato la mia richiesta, ricevo una risposta (peraltro non firmata) fin troppo cortese, nella quale una gentile signora precisa che l’associazione offre esperienze di trekking di più giorni alla scoperta della natura, con uno spazio marginale dedicato alle visite culturali, e ammette che purtroppo non è ancora organizzata per dare a tutti la possibilità di viverle; per fortuna la signora riconosce che questo è un limite, si scusa di non poter accogliere favorevolmente la mia richiesta e si ripromette di muoversi per cambiare le cose in un prossimo futuro, congedandosi con “un abbraccio”…
Sebbene questa risposta non mi stupisca più di tanto (siamo in Italia, purtroppo so come funzionano, o forse sarebbe meglio dire NON funzionano, certe cose), mi lascia comunque l’amaro in bocca dover constatare che nel 2025 l’inclusione sia solo una parola, che la parità di diritti e di trattamento siano ancora un’utopia. Quando arriverà il giorno in cui tutti potranno viaggiare, fare sport e accedere ai servizi erogati a favore della collettività indipendentemente dalle loro condizioni psicofisiche? Noi disabili potremo mai decidere di prenotare una vacanza last minute, come spesso fanno i nostri amici normodotati?
Personalmente mi auguro che in un futuro non troppo lontano questi non rimangano soltanto sogni, tuttavia sono consapevole che per arrivare a tanto occorrerebbe un drastico cambio di mentalità: bisognerebbe smetterla di etichettare e categorizzare le persone, iniziando piuttosto a pensare e progettare su larga scala, in modo che il target di ogni azione diventi la società intera, non solo una parte di essa.
Come tutti i cambiamenti, anche questo non sarà semplice né immediato, sarà una trasformazione che richiederà tempo, pazienza e perseveranza, ma che alla lunga darà i suoi frutti, provare per credere! O forse in questo caso sarebbe più giusto fare il contrario, cioè credere (nella potenza di un simile cambiamento) per provare (che significa al tempo stesso “cercare di metterlo in atto” e “dimostrarne l’efficacia”)? Scegliete voi, anche qui è come in matematica, cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia, semmai in questo caso fa cambiare!
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