Trieste – “Non so da che cosa io mi debba difendere”: il consigliere regionale Paride Cargnelutti esprime tutta la sua perplessità nell’essere venuto a conoscenza dell’atto di citazione per l’indagine sul commissariamento della laguna di Grado e Marano. “Per quanto mi riguarda io non ho nulla in contrario alle indagini, anzi; ben venga che i pm facciano luce su 10 anni di attività, ma in tutto questo non so quale sia il mio coinvolgimento visto che il mio incarico, per altro senza alcuna retribuzione come ho voluto che fosse per tutto il periodo nel quale ho svolto il ruolo di soggetto attuatore, si limitava esclusivamente a studiare il problema, per capire come procedere, dunque un ruolo di osservatore funzionale ad analizzare i problemi sul tappeto (laguna, navigabilità, percorribilità fiume Corno, bonifiche di Torviscosa).
“Il mio compito si esauriva nel momento in cui fornivo le informazioni al governatore Renzo Tondo e al territorio in merito allo stato di avanzamento dei progetti ministeriali. Io – prosegue – non ho mai apposto firme su nulla, non mi sono mai interessato di appalti, bandi o altre cose simili. Le decisioni venivano assunte dal commissario che è organo monocratico”. Cargnelutti – che sottolinea di aver avuto l’incarico di soggetto attuatore non per tutti i 4 gli anni dell’era Menchini, bensì soltanto per un anno e mezzo (il Ministero aveva ad un certo punto eliminato in tutta Italia queste figure, ndr) – chiarisce in particolar modo che “si procedeva sulla base di quanto indicato dal Ministero, ovvero che l’inquinamento dei fanghi era conclamato, pertanto non era possibile utilizzarli per la ricostruzione delle barene ma stoccarli provvisoriamente nelle vasche dell’Aussa Corno che avevamo trovato già realizzate”. Il consigliere regionale, inoltre, fa presente che “i progetti ai quali si è lavorato (studi, approfondimenti, analisi) erano espressamente richiesti, come atti preliminari alla realizzazione effettiva delle opere, dal Ministero dell’Ambiente stesso, anche per quanto riguarda il risanamento di Torviscosa, pertanto vorrei ricordare che non si è affatto perso tempo in questi studi in quanto si seguiva l’iter indicatoci dai Ministeri in stretto collegamento fra l’altro con il magistrato delle acque di Venezia.
Cargnelutti, che ribadisce di aver rinunciato a qualsiasi privilegio retributivo che avrebbe potuto ricevere per il suo ruolo di soggetto attuatore, ovvero di collegamento fra la struttura commissariale e la Regione, con il territorio, si dichiara preoccupato, e molto, per il futuro di Torviscosa e della ripresa economica della Bassa friulana: “C’è un progetto di risanamento di Torviscosa approvato dal Ministero e inoltre l’Avvocatura dello Stato aveva realizzato le gare d’appalto per il rifacimento delle vasche di stoccaggio. Purtroppo, allo stato attuale, risulta tutto bloccato. Al momento non c’è speranza di ripartire con i lavori e non ci sono certezze su Torviscosa per quanto concerne le bonifiche ambientali”.