Portate a termine due operazioni nei comuni di Colloredo di Monte Albano e Fagagna. Sequestrati anche richiami acustici a funzionamento elettromagnetico
Continua la campagna della Polizia provinciale contro l’uccellagione. Le ultime operazioni sono state condotte nei comuni di Colloredo di Monte Albano e di Fagagna ed hanno consentito di cogliere in flagranza di reato due bracconieri intenti a praticare illecitamente la cattura degli uccelli.
Nel primo caso, presso un orto di pertinenza di un’abitazione, è stato sorpreso il proprietario dello stabile alle prese con un volatile impigliato in una rete. Nei pressi dell’impianto erano state posizionate alcune gabbiette contenenti uccelli privi di anello e di documentazione attestante la loro legittima provenienza, utilizzati come richiami. Gli agenti hanno rinvenuto sul posto e messo sotto sequestro: 3 fringuelli, 7 peppole, 5 verdoni, 4 lucherini, 3 cardellini, 2 frosoni e una passera mattugia, 3 reti da uccellagione e 2 trappole a scatto. Gli uccelli idonei al volo sono stati immediatamente liberati.
Nella seconda operazione, la Polizia provinciale ha individuato una persona mentre era intenta ad “armare”, vicino ad una pertinenze di sua proprietà, una trappola a scatto per la cattura di avifauna. Dal controllo, assieme ad altri volatili di legittima detenzione, sono risultati detenuti 2 lucherini, 3 passere comuni e una passera mattugia privi di anello e di documentazione attestante la loro legittima provenienza, oltre a un’altra trappola a scatto, di cui si è proceduto al sequestro penale.
Entrambi I trasgressori sono stati deferiti all’Autorità giudiziaria per aver praticato l’uccellagione e aver detenuto avifauna protetta dalla Convenzione di Berna del 19 settembre 1979.
“Le operazioni di Colloredo di Monte Albano, Fagagna, Artegna, Comeglians, Gemona, Chiusaforte, Reana e San Vito di Fagagna, condotte recentemente, dimostrano l’impegno degli agenti della Provincia di Udine – ricorda il presidente della Provincia on. Pietro Fontanini – nel combattere tale pratica illegale, che ormai pare molto attiva nella nostra Regione, la quale, per la sua posizione geografica è interessata da varie direttrici delle rotte migratorie con la presenza di numerose specie di uccelli; ciò ha favorito, fin dai tempi remoti, la cattura di avifauna selvatica”.
Il maggior transito migratorio si concentra nell’arco di tempo che va dalla fine di agosto agli inizi di dicembre, con variazioni dipendenti dalle condizioni meteorologiche, ed è proprio in questo periodo che la Polizia provinciale intensifica i servizi di controllo sul territorio, mirati a contrastare l’attività dell’uccellagione.
I mezzi maggiormente usati per la cattura sono le reti a tramaglio (composte da tre panni), quelle cosiddette giapponesi (mist-net) e le bacchette invischiate (paniuzze) oltre ad una varia gamma di trappole a scatto (gobatul), tagliole a molletta, archetti e lacci.
Per esercitare una maggiore attrattiva nei confronti degli uccelli di passo alcuni bracconieri utilizzano anche richiami acustici a funzionamento elettromagnetico.
Nei tempi passati gli uccelli catturati erano destinati quasi esclusivamente ad un uso alimentare, successivamente sono stati utilizzati e commercializzati come richiami vivi e per la detenzione amatoriale.
Le specie interessate maggiormente dalle catture illegali sono i tordi bottacci e sasselli, le cesene, i merli, i cardellini, i fringuelli, le peppole, i ciuffolotti e i lucherini.
Il “prezzario” dei volatili varia molto, anche a parità di specie, a seconda dell’utilizzo (richiamo per uso venatorio, piuttosto che riproduttore in allevamenti, ecc) o delle doti qualitative degli animali stessi quali canto, la bellezza e la rarità. In genere si va da 25-120 euro a soggetto per i fringillidi; ad esempio per il lucherino il prezzo oscilla da 30 a 50 euro mentre per il ciuffolotto da 80 a 120 euro, circa 80-350 euro per i turgidi; ad esempio un tordo bottaccio può valere 80-120 euro, fino ad arrivare a somme 300-350 euro e oltre per tordi sasselli e cesene.
L’attività dell’uccellagione al giorno d’oggi è espressamente vietata dalla Legge 157/1992 ed è punita con una sanzione penale che prevede l’arresto fino ad un anno o l’ammenda da 774 a 2.065 euro.