Aperture è un’esperienza di arte visiva e relazionale. Nel mese di agosto, durante una residenza artistica di una settimana, 6 giovani artiste e artisti si sono confrontati con il territorio dell’Alta Val Torre e i suoi abitanti attraverso uno strumento analogico: una macchina fotografica di grande formato installata su un Apecar. Al termine della settimana il loro racconto è diventato la mostra fotografica Aperture, visitabile dal pubblico in tre distinte tappe attraverso la regione Friuli Venezia Giulia, a cavallo fra novembre e dicembre. Dopo la fortunata tappa di Udine dei giorni scorsi, la mostra arriva ora a Gorizia, allo Spazio Cluster Multimedialità di Viale Gabriele D’annunzio, a partire da giovedì 21 novembre con l’inaugurazione ufficiale alle 18.00, per essere poi fruibile da tutti nelle giornate di venerdì e sabato 22 e 23 novembre, dalle 10.00 alle 18.00. L’ultima tappa del viaggio di Aperture sarà infine a Trieste, alla Stamperia Westerberg, dal 12 al 14 dicembre. La mostra è visitabile gratuitamente. Per info chiamare il 3406029800 o scrivere a info@zeroidee.com.
Aperture è stata un’operazione di scoperta di un mezzo fotografico particolare: il banco ottico. Al tempo stesso si è messo in gioco un elemento scenografico ed evocativo: un Apecar. Come fosse una grande macchina fotografica su tre ruote, l’Ape Piaggio, simbolo di un mondo contadino, montano e artigianale, è stata trasformata in un grande oggetto scenico. Gli artisti che hanno partecipato alla residenza e di cui il pubblico potrà ammirare gli scatti sono Annalisa Doriguzzi, Bartolomeo Eugenio Rossi, Camilla Isola, Giuliana Rapaccini, Pietro Bucciarelli, Leonardo Taddei, guidati dai tutor Giovanni Chiarot, Matteo Carli e Ruben Vuaran. L’approccio adottato ha avuto un forte taglio relazionale. Lo sguardo degli artisti e delle artiste si è incontrato con le persone e i paesaggi attraversati. Attraverso la fotografia si è cercato di entrare in contatto con i luoghi, di farne esperienza, di sperimentarne l’essenza senza fermarsi al primo approccio. Il banco ottico è uno strumento ideale per allenare questo sguardo lento e insistente, costringendo l’artista a stare in un tempo lungo, a scrollarci di dosso l’approccio del mirare e scattare. È proprio grazie a questo strumento che si è riusciti, almeno un po’, ad entrare in connessione con il territorio, con le persone, con il paesaggio. Il processo fotografico non si conclude però con lo scatto. Quell’immagine, catturata dai sali d’argento, può esistere solo se sviluppata e grazie alla stampa prende poi una vita propria come nuovo oggetto nel mondo: la fotografia. Questo è stato possibile grazie alla presenza nel gruppo di uno stampatore che, in stretta sinergia con i fotografi e le fotografe, ha curato lo sviluppo e la stampa delle fotografie esposte. Assieme al lavoro dei fotografi e delle fotografe è stato sviluppato anche un racconto sonoro. L’approccio di indagine ai luoghi è stato il medesimo. L’artista sonora ha lavorato come i fotografi e le fotografe, immergendosi nel paesaggio, raccogliendone suoni, rumori, voci. Tutto questo e molto altro ancora è Aperture, visitabile dal 21 al 23 novembre a Gorizia e prossimamente a Trieste.