Sabato 12 novembre alle 17.30 inaugura a Casa Cavazzini, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine, l’esposizione “Montagna. Riccarda de Eccher. Acquerelli”: una personale sulla pittrice, bolzanina di nascita, udinese d’adozione e ora trasferita a New York, curata da Vania Gransinigh e aperta al pubblico nella project room del museo dal 13 novembre 2016 al 9 gennaio 2017.
Pittrice di grande capacità tecnica, Riccarda de Eccher (1954) si accosta alla pratica artistica in età matura, prediligendo la tecnica dell’acquerello. Ha saputo trasformare la propria personale passione per la montagna e la natura nell’ispirazione creativa per acquerelli di grandi dimensioni che propongono inedite prospettive sul paesaggio. Nelle opere di Riccarda de Eccher, le Alpi, ma in particolare le Dolomiti, divengono protagoniste assolute della visione in dipinti che per la natura della tecnica, l’acquerello, siamo soliti ammirare in formati ridotti e che nel suo lavoro si espandono sulla superficie del dipinto fino a coinvolgere totalmente lo spettatore nel loro spazio visivo.
La padronanza del mezzo – i pennelli, il colore, l’acqua per diluirlo – e la capacità affinata in lunghi anni di lavoro hanno permesso all’artista di elaborare un linguaggio che, giocando sulla contrapposizione/giustapposizione di sfondo ed elementi in primo piano ricrea immagini in cui il massimo grado di entropia viene ricondotto ad unità ed ordine di struttura dalle capacità visive di chi guarda.
Di fatto, luci e ombre della realtà si traducono, nei dipinti di Riccarda de Eccher, in un sistema di segni – le “macchie” del colore – che lo spettatore percepisce e interpreta globalmente attribuendo loro un significato e un ordine precisi. L’abilità dell’artista consiste proprio nel saper far leva su questa naturale attitudine della percezione e nel dominare la decostruzione visiva dell’immagine in modo tale da non perdere la possibilità di ricondurla sempre ad un’unità percettiva. Solo per questa via le masse di colore si ricompongono sulla superficie del dipinto abbandonando la loro natura di elementi singoli e si dispongono all’interno di un sistema ben organizzato che rimane, all’origine, un sistema compositivo astratto di cui solo l’artista, attraverso lo sguardo dello spettatore, sa offrire le corrette chiavi interpretative.