![IMG-20240708-WA0001(1)](https://www.nordestnews.com/wp-content/uploads/2024/07/IMG-20240708-WA00011.jpg)
L’estate teatrale di Festil è stata pensata con qualità e intelligente attenzione alle proposte emergenti, perche’ la mission della direzione artistica è anche questa, cioè individuare talenti e proporli a piazze importanti come quelle della nostra regione, che da Trieste a Udine , a Gradisca , si aprono al progetto. Allo stesso tempo si sa offrire artisti celebri e scrittori consolidati che con il loro spessore intellettuale danno robustezza ideologica alla manifestazione, pensata da questa direzione artistica che ha maturato in questi anni una forte esperienza e ha sedimentato una “costruzione” che è garanzia per questa e anche per le prossime edizioni di Festil.In questo secondo ambito Ascanio Celestini ha dato vita ad uno spettacolo che richiama la figura di San Francesco , l’asceta medievale che ha fatto della povertà un modello di vita, contrapponendosi senza scontrarsi , ad un quadro politico che non avrebbe consentito aperture se non si fosse agito con lo strumento della pace e dell’umiltà.Dallo scrittore Celestini sono scaturite pagine di riflessione a cascata, in una continuità e in un ritmo quasi senza respiro. Lo spettatore rimaneva affascinato da un’immagine o da un ragionamento e già un altro suggeriva nuove letture . L’incalzare della narrazione ha rimandato al confronto tra quel momento del medioevo e l’attualità , perche’ la nostra quotidianità ,carica di contraddizioni, induce comunque all’attesa escatologica di una palingenesi dell’uomo e dei suoi pericolosi individualismi . E allora il barbone e il razzista, la cassiera del supermercato e i facchini africani sono contesto di quell’umanità che chiede di essere parte di quel presepe di statuine non ferme nell’immobilismo ingessato, ma protagoniste della piccola a grande storia .Rumba, con l’asino e il bue del presepe…in un parcheggio al supermercato ci possono stare, magari solo per enumerare le stelle in cielo … non le puoi contare …pena la condanna eterna alla perdizione della presunzione
Vito Sutto