
Galleria d’arte mondiale con musica
Marco Goldin e l’Orchestra del Friuli Venezia Giulia, condotta da Remo Anzovino, hanno dato vita ad un grande spettacolo che ha incantato il Giovanni da Udine . Il filo conduttore, il confine , ha guidato tutta la rappresentazione.
La musica ha accompagnato la proiezione di grandi capolavori di arte mondiale che saranno esposti a Villa Manin da ottobre prossimo ad aprile. Opere che ci rimandano alla tradizione europea ,ma che vanno oltre questo confine, raggiungendo la grandezza degli artisti americani e persino giapponesi, quindi ,come diceva il titolo dell’incontro,da Gauguin a Hopper ,transitando per le voci più significative dell’impressionismo, dell’espressionismo e dell’astrazione, per i paesaggisti piu’ intensi e le strade piu’ intime dell’animo umano .
Una vera presentazione in anteprima della grande mostra epocale che ci accompagnerà fino ad aprile 26.
Cosi ‘ apparso non netto,come appunto non deve essere,il senso di ogni confine, quello tra stupore e accettazione del dato reale, quello tra racconto interiore e narrazione letteraria, quello tra la musica e la figurazione.
C’e’ un confine fisico, geografico,tra America ed Europa ,il confine è il mare, tra la Francia del sud e quella del nord la campagna. Ma c’e’ anche un confine nell’anima tra la percezione dei sentimenti e l’accettazione del quid che la vita ci offre, tra il cuore e la ragione,tra l’anima e lo spirito,tra serenità e felicità.
C’ e’ la montagna e il mare , c’e’ la lettura del filo lontano dell’orizzonte, c’e’ la spazialità illimitata e c’e’ persino il giardino con i suoi fiori e le sue ninfee, come il giardino interiore nel quale coltivare sogni e aspettative oltre che nostalgie lontane.
Tutto questo sul palcoscenico, tutto questo sarà vivo nella prossima MOSTRA IMPERDIBILE CHE LINEA D ‘OMBRA , Marco Goldin e un attento gruppo di lavoro stanno preparando per questa terra di confine che è il Friuli Venezia Giulia.
I capolavori che hanno attraversato lo schermo sul palco hanno suggerito anche l’idea che il confine puo’essere pure punto di ritorno, perche’ di confronto e di incontro, di andata, ma anche appunto di rimando e restituzione.
I confini ,di cui sono emersi per la profonda lectio magistralis di Goldin,tutti i possibili punti di riferimento, possono essera anche quelli tra la parola e il silenzio,perche’ la parola esprime voci,modi di essere, ma il silenzio annota sensibilità e pause esistenziali.
Il disegno e il colore, la carta e la tela, lo spartito e il suono, tutti questi sono confini ;abbiamo percepito, persino quel confine sottile che scorre tra pubblico e artisti sul palcoscenico, quell’irripetibile afflato che si è creato e che si creerà ancora…ma non sarà la stessa cosa, sarà sempre sensibilità nuova, il confine dunque tra cio’ che si sente e si percepisce tra uno spettacolo e l’altro.
Vito Sutto