Una partecipazione emozionata e consapevole al “Giorno del
ricordo”
Le classi V dell’Isis “Linussio” di Tolmezzo ricordano
il loro incontro con Simone Cristicchi
Per le classi V dell’I.S.I.S. Jacopo Linussio di Tolmezzo
il “Giorno del ricordo” 2014, in programma lunedì 10
febbraio, avrà un significato particolare e sarà vissuto
con una nuova consapevolezza.
Sulla solennità civile dedicata alla commemorazione delle
vittime delle foibe e dell’esodo degli Italiani dalle
terre istriane e dalmate annesse alla Jugoslavia, gli
studenti del “Linussio” si sono potuti confrontare,
insieme ai loro compagni del liceo scientifico
“Paschini”, con il cantautore Simone Cristicchi, giunto
in Carnia per presentare lo spettacolo “Magazzino 18”
(nuovamente in programma nella serata del 10 febbraio su
“Rai 1”).
Il noto artista romano, nel novembre scorso, aveva concluso
il suo incontro con gli studenti carnici, organizzato dalla
professoressa Caterina Polettini, con i versi «Mio nonno
muore ogni volta che un crimine resta impunito, ogni volta
che un massacro di innocenti viene rimosso, ogni volta che
il silenzio discende sulle masse che non sanno».
«Partendo dall’esperienza vissuta da suo nonno come
reduce della campagna di Russia – ricordano le studentesse
Raissa De Conti, Veronica Faleschini e Laura Quaglia –
Cristicchi, ha deciso d’intraprendere un “viaggio” nel
quale ha raccolto diverse testimonianze sulla seconda guerra
mondiale, in particolare per quanto riguarda l’esodo degli
italiani dall’Istria e dalla Dalmazia, una tragica pagina
di storia per molti anni passata sotto silenzio».
«Cristicchi ha ideato uno spettacolo incentrato su una
pagina dolorosa, ma non abbastanza conosciuta, della storia
d’Italia, che trova il proprio simbolo nel Magazzino 18
del porto vecchio di Trieste, che ha dato il titolo
all’opera – spiega Raissa De Conti –. Si tratta di un
luogo particolarmente toccante, dove i profughi lasciarono i
loro effetti personali e le loro proprietà, in attesa di
rientrarne in possesso».
«Non è difficile immaginare quale fosse il loro stato
d’animo e con quale sofferenza intere famiglie dovettero
impachettare tutte le loro cose e lasciarsi alle spalle le
loro città, le case e le radici», aggiunge Veronica
Faleschini.
«Simone Cristicchi ha saputo condurci con mano leggera, ma
allo stesso tempo con profondità, indietro nel tempo –
conclude Laura Quaglia –, facendoci pian piano entrare nel
dolore, nella solitudine, nella paura e nel coraggio di
quelle persone; facendoci emozionare e portandoci a
riflettere sull’inutilità della guerra e sulla
drammatica discriminazione di tanti popoli».