Il fotografo milanese, di fronte ad una platea gremita di addetti ai lavori e appassionati, si è espresso a ruota libera sulla creatività, l’immaginazione, la provocazione, la bellezza
Pordenone Pensa ha ospitato oggi un triplo appuntamento.
In apertura, la vernice della mostra dei Fotomaniaci (gruppo nato su Facebook per condividere la passione per la fotografia e che oggi conta oltre 4000 iscritti) che sarà visitabile fino al 15 giugno presso le sale espositive della Provincia.
A chiudere è stata la musica di Remo Anzovino che, sul palco del Concordia, con il suo “piano solo” ha accompagnato la “sfilata” di immagini dei FotoManiaci.
Nel mezzo, l’incontro con il fotografo Oliviero Toscani, nella sala del Consiglio Provinciale.
Ruvido, diretto, provocatore e ironico, Toscani – incalzato dalle domande di Alessandro Da Re e Marco Zanussi, due dei Fondatori dei Fotomaniaci – si è espresso sul significato e sullo spirito della fotografia.
“La fotografia è documentazione – ha affermato – chi dice che l’immagine è scioccante lo fa per scrollarsi dalla coscienza una responsabilità. Oggi crediamo solo a quello che vediamo; il 90% di quello che conosciamo ci arriva attraverso immagini. La foto ferma l’attimo, ci fa riflettere molto più del cinema e della tv”.
Fotografo da 50 anni, Toscani si è pronunciato sulla tecnologia e sull’importanza del web: “trovo che i social network siano molto poco social, sono gli imbecilli che stanno davanti a internet o alla televisione. Io sono il primo drogato di televisione, di immagini. Ma la tv uccide la fantasia, rende ciechi, soffoca l’immaginazione. La fotografia è passione, fede, fantasia, saper vedere quello che gli altri guardano solamente”.
Non è mancata una “strigliata” ai cosiddetti “creativi”: “solo gli stupidi dicono di essere creativi – ha affermato – la creatività non è che la conseguenza di un’azione realizzata in modo nuovo, differente. Credo piuttosto che si debba avere il coraggio di fare le cose senza essere certi della loro riuscita e di credere nella propria unicità. Se sei presuntuoso la vita non ti parla, solo quando sei modesto e silenzioso viene da te”.
E ha continuato: “Gli stupidi vedono il bello solo nelle cose esteticamente belle, ma se ci si ferma alla forma e all’esteriorità si va inevitabilmente incontro alla mediocrità. L’arte va invece anche contro la moralità, la giustizia, l’etica. La Pietà di Michelangelo, che ritrae la madre che guarda il figlio morto, è straordinariamente bella”.
Chiestogli se c’era qualcosa di cui si fosse pentito, Toscani ha risposto: “avrei dovuto fare di più, non ascoltare nessuno, questo sì. Ma non mi sono mai pentito di nulla. Qualche volta ho rimpianto di non aver fatto un lavoro che poi si è rivelato interessante. Ma attraverso il lavoro sono sempre stato libero. Incatenarmi a un progetto mi porta a liberarmi dei complessi che mi fanno pensare di non avere talento, di non essere all’altezza”.
Interrogato sul significato della parola “provocazione”, Toscani ha ammesso che oggi le si dà troppo spesso una connotazione negativa. “Piuttosto penso a provocare interesse, curiosità. L’arte serve a provocare, a mettere in discussione le proprie certezze”.