Il direttore del sito misteriditalia.it, ospite della rassegna di
criminologia, ha sviscerato non pochi problemi dell’Italia che governa e
di quella che investiga
Sandro Provvisionato, direttore del sito misteriditalia.it (archivio
storico-giornalistico interamente dedicato alle vicende più oscure della
storia dell’Italia repubblicana), è stato ospite della terza edizione di
“Giallo a Maniago”, rassegna di criminologia organizzata dal Circolo
Culturale Eureka e dalla Provincia di Pordenone.
Al teatro Verdi di Maniago il pubblico ha assistito ad un incontro
incentrato in particolar modo sulle stragi di mafia, sul delitto Moro,
sul rapporto Stato-malavita.
“Ci sono sempre state 2 verità – ha esordito – una giudiziaria e una
storica. E quasi mai coincidono. Oggi sappiamo parecchio ma non tutto
sui casi che, di conseguenza, rimangono irrisolti. Laddove la giustizia
non riesce a dare la soluzione c’è la verità storica, che supera tutto
con il ragionamento”.
I molti delitti irrisolti, secondo il giornalista, hanno delle concause:
“l’abitudine dello stato di portare avanti trattative con la mafia, le
lentezze della magistratura, la cancellazione delle prove, la scarsa
preparazione degli investigatori. Se si parla di stragi, ci sono oggi
migliaia di persone che attendono una verità; i parenti delle vittime
chiedono ancora un colpevole dopo decine di anni”.
A fare da filo conduttore all’intervista condotta da Daniele Damele è
stato però il caso Aldo Moro, che ha lanciato il giornalista nel mondo
dell’inchiesta. “Dal ’46 all’89 il paese, zona di confine, si trovava in
mezzo a 2 blocchi. Il ’73 era il tempo del terrorismo palestinese, con i
numerosi dirottaggi di aerei e gli ostaggi – ha raccontato – in quel
periodo Moro stabilì un patto con i palestinesi: avrebbero potuto
portare armi sul territorio italiano a patto che non compissero più
stragi. Fu, questo, un gesto che irritò molto sia gli israeliani che gli
americani ma ci permise di vivere una sorta di “pace” fino all’85,
quando si verificò la strage di Fiumicino”.
Attorno al caso Moro si svolge, ancora oggi, gran parte dell’attività di
Provvisionato per il quale è un nodo insoluto che ne vincola numerosi
altri. “Credo che Moro sia finito al centro di una convergenza
d’interessi. Lo volevano morto certamente le Brigate Rosse, che hanno
premuto il grilletto, ma anche americani, sovietici e gente del suo
stesso partito. Il suo obiettivo politico, ovvero quello di una
convergenza tra Dc e Pci, era visto come fumo negli occhi perché
permetteva, per la prima volta, al più grosso partito di sinistra di
entrare al Governo. Moro poteva essere salvato, così come la mafia
poteva essere sconfitta. Ma quest’ultima era un potere armato che poteva
essere utilizzato a proprio favore, da una o dall’altra parte politica.
Le appendici del caso Moro sono poi le morti di D’Antona e Biagi. Ed è
con Moro che finisce la Prima Repubblica, non con Tangentopoli”.
Provvisionato è poi stato incalzato su casi e temi più vicini al nostro
territorio tra i quali Unabomber, il recente efferato omicidio di
Lignano, la mafia in Friuli: “ci sono numerose avvisaglie di
organizzazioni mafiose in regione – ha detto – non è più una mafia
territoriale, come una volta; è mondializzata, come i mercati. Dovete
fare i conti con la Ndrangheta, che è l’organizzazione criminale più
potente del mondo”.
Il curatore di Terra! ha poi dato una cattiva notizia agli appassionati
della rubrica di informazione di Canale 5 condotta da Toni Capuozzo:
“dopo 12 anni di lavoro giornalistico che ritengo buono e onesto, Terra!
non si farà più. Nonostante l’azienda ci abbia difeso, il programma è
stato cancellato per volontà politica”.