Turchi.
Perché questo?
Ancora I turcs tal Friul di Pasolini in scena
Un flagello… arrivano dal Tagliamento.
Hanno devastato già tanti paesi, ora sono alle soglie di Casarsa.
Si deve fuggire, si deve andare nei boschi, là non ci troveranno.
No, sono i nuovi padroni, uno vale l’ altro.
Berremo insieme e tutto passerà.
No, sono assetati di sangue, bisogna pregare, oppure urlare contro Dio che ha permesso.
No, ancora no.
Bisogna combatterli con le armi e difendere le nostre campagne.
Che fare?
Questo interrogativo fa nascere questa opera di Pasolini che lui non volle mai rappresentare.
Rimase in un cassetto fino al 76 quando fu rinvenuta con una data incerta.
Forse 44
Forse 45.
Forse prima che Guido Pasolini fosse trucidato a Porzus.
Più probabilmente dopo, per consumare la rabbia di Pierpaolo l’ amore e il dolore.
Teatri Stabil Furlan ha portato ancora in scena il lavoro nascosto con il Coro del Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con il Cirf Josef Marchet.
Dramma di ogni guerra e di ogni invasione, il richiamo è all’invasione turchesca del Friuli nel 1499,ma il reale riferimento è a quella nazista del secondo conflitto mondiale.
I figli muoiono, le madri disperate li piangono come in un compianto sul Cristo morto di suggestione medievale come in un gruppo scultoreo si pongono dolenti sul loro corpo.
Dolore e rabbia.
Cristo ebreo ucciso dagli ebrei sembra giacere dopo la deposizione.
Guido partigiano ucciso dai partigiani… anche lui è deposto, come in un compianto scultoreo.
E questa è l’ultima scena di un ‘opera che Pasolini chissà perché tenne nascosta.
Forse denuncia per una morte ingiusta.
Assassini.
Non la prima volta nella storia.
Vito Sutto