
Kepler – 452 e ‘ uno spettacolo fondato sul concetto che tutte le anguille spinte da un impulso ancestrale, vanno a cercare la morte laddove sono nate. Anguille che comunque in pratica sono dotate di memoria, come gli uomini.
E nelle memorie, grandi contenitori, troviamo tutto come in un album fotografico, vecchio e forse sbiadito, ma comunque carico di immagini. Tutte le foto posseggono una storia, sollevano polvere di idee troppo spesso confuse come in in sogno che proviene da un sonno irregolare e, sofferto.
Lo spettacolo Album ci ha visti tutti sul palco scenico con Nicola Borghesi, tutti seduti, alcuni con un tavolino, un gradisci e un monitor hanno accompagnato le nostre memorie più o meno coscienti.
Nel passato della nostra coscienza vi sono state imprevedibili storie che hanno lasciato solchi o breve traccia appena percepibile, o disegno, o indeterminato condizionamento.
Se una patologia interviene nella nostra mente, poi tutto si accavalla, si nasconde e ci confonde.
In questo smarrirsi e ritrovarsi abbiamo percorso spazio e tempo con la drammaturgia di Riccardo Tabilio, le ideazioni tecniche di Andrea Bovaia.
Intenso il testo dello stesso Borghesi con Enrico Baraldi.
Sessantacinque minuti per pensare a quello che siamo e a quello che potremmo essere
Vito Sutto