Se fosse possibile rileggere – Come diventare ricchi e famosi – andata in scena a Cividale per il circuito Ert, in chiave scacchistica, dovremmo dire che sono comparse sul palcoscenico del Ristori due regine madri, una bianca e una nera, un alfiere, quasi un padre, ma quasi, un cavallo, uno zio, disponibile a saltare a elle, come da copione.
Poi fuori scena due pedoni, due bambine, si è sempre parlato di loro…. ma non sono comparse.
Marta è una madre ossessionata dalla possibile carriera della figlia che ha solo sei anni.
Coinvolge tutti nel suo piano, il compagno, apicoltore, la sorella, che spedisce il marito maniaco degli scacchi, un’attrice, Chiara donna di successo.
Chiara invitata al compleanno di Emma, così si chiama la bambina cui pesa la responsabilità di diventare donna di successo, viene sollecitata ad accompagnare la piccola in una campagna “pubblicitaria”, diciamo cosi, e approvare i suoi disegni infantili affinché si trasformino in opere d’arte.
Il dialogo tra le due madri e ‘ intenso e ricco di spunti psicologici.
Anche i due uomini intervengono, l’uno sempre incerto sul da farsi e il da sentirsi, l’altro, più pronto agli imprevisti del gioco degli scacchi, spregiudicato e indomito.
La bambina prodigio scrive una lunga lettera a quel mondo degli adulti che ha voluto di lei creare un personaggio.
È una lettera carica di amarezza….
Finale a sorpresa? O prevedibile.
I pedoni vengono mangiati, le regine sulla scacchiera non hanno alcun re di riferimento.
In una partita a scacchi così non può accadere.
Lo stallo non è tale perché la sconfitta la paga la più debole delle figure, condannata al successo da una rete di frustrazione che la emargina nel momento in cui la idolatra.
Bravissimi sul palcoscenico Giusto Cucchiarini, Serena De Siena, Tomas Leardini e Silvia Valsesia.
Regia e testi di Emanuele Aldrovandi.
Un po’ discutibile, a mio avviso, la lettera finale di Emma, una pagina di filosofia e psicologia che non appartiene ad una bambina.
Se poi la vogliamo interpretare come una rilettura della coscienza della madre, e degli altri tre adulti, allora è plausibile.
In ogni caso tutta l’opera è un testo letterario di forte intensità.
Vito Sutto