Un friulano che si rispetti, si sa, non può non conoscere o non essere mai stato, almeno una volta nella vita, a Cividale del Friuli. Splendida comunità di circa 12.000 abitanti, a metà tra paese e cittadina, come recita un famoso detto locale: ” Civitat non jè une vile, ma une ponte di citat” (Cividale non è un paese, ma una piccola città).
Oggi, tuttavia, non vi parlerò di Cividale in generale, ma solo di quello che, a ragione, è considerato il vero gioiello del luogo, vale a dire l’oratorio di Santa Maria in Valle, meglio noto come “Tempietto longobardo”. Il Tempietto costituisce una delle più importanti e meglio conservate testimonianze architettoniche della presenza longobarda nella nostra regione. Edificato nel corso del VIII secolo nel luogo in cui un tempo sorgeva la gastaldia, vale a dire il palazzo del signore della città; l’edificio mostra una tecnica costruttiva accurata, anche se non di particolare pregio.
Ma è soprattutto all’interno che si può apprezzare maggiormente la qualità artistica della costruzione: dalla piccola porta dal lato meridionale, leggermente modificata in età medievale, si entra nel presbiterio e si può ammirare la singolare configurazione dell’area ove è collocato l’altare, posto dinnanzi alla parete di fondo al cui centro si apre una nicchia con arcone, simile a quelle presenti nell’aula.
Unico per scelte architettoniche e per modalità costruttive è il sistema con cui la ripartizione dell’aula è stata ottenuta: grazie alla creazione di tre piccole navate coperte da volti a botte poggianti su un sistema a coppia di colonne e pilastri che reggono mensole e architravi marmoree di epoca romana.