È uno dei cantautori più influenti e più impegnati socialmente nella storia mondiale della musica contemporane. È amato e apprezzato in tutti i cinque continenti per la sua multiculturalità e la sua trasversalità. In Italia lo scorso anno fu un autentico trionfo davanti a 60mila spettatori in tre concerti. Ogni volta che canta è un’autentica festa e già dal giorno dell’annuncio del suo ritorno a grande richiesta in Italia è riscoppiata la mania, stiamo parlando di Manu Chao, che venerdì 27 giugno sarà in concerto a Trieste, unica data per il Nord Italia e per i vicini stati dell’ex Jugoslavia, il 5 agosto a Gallipoli in Puglia e il 12 agosto a Marina di Pisa. Queste saranno le sue uniche apparizioni del 2014 in Italia.
Non solo Manu Chao a Trieste, a un mese esatto dal concerto vengono annunciati oggi 2 special guest che affiancheranno il cantastorie giramondo franco-basco-galiziano: Elvis Jackson e Playa Desnuda. Un evento nell’evento, una festa nella festa per uno degli appuntamenti più attesi dell’estate in Italia: i cancelli della grande area vede di Borgo Grotta Gigante – che il 18 e il 19 luglio ospiterà anche Guča sul Carso,il più importante festival di musica e cultura balkan in Italia – apriranno già alle ore 15:00 per accogliere i migliaia di fan giovani e meno giovani attesi da tutta Italia e da tutta Europa e i concerti inizieranno alle ore 17:00. I biglietti (ingresso unico 20 euro + dp) sono in vendita online su Ticketone.it nei punti vendita autorizzati e nei circuiti di vendita internazionali Eventim.si e OeTicket.com. Info su http://www.altramusica-drugamuzika.com/
Il concerto è organizzato dall’Associazione Culturale Altramusica con il patrocinio del Comune di Sgonico, in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia e Azalea Promotion, ed è inserito all’interno dell’offerta turistica “Music & Live”, ideata da TurismoFVG, che permette di ricevere gratuitamente il biglietto a chi soggiorna in una delle strutture alberghiere regionali convenzionate (hotel, b&b, agriturismi, pensioni, etc.).
Molto attesi soprattutto dal numeroso pubblico straniero che arriverà a Trieste sono gli sloveni Elvis Jackson, travolgente rock band in grado di passare agilmente da un rock punk melodico a un reggae solare passando per uno ska ultra veloce degno dei Fishbone e soprattutto una patchanka assurda degna dei migliori Mano negra, proprio la storica band di Manu Chao. In Italia si sono fatti conoscere ed apprezzare dal pubblico nel 2005 alla prima edizione del festival Rock in Idro. Sperimentare è anche la parola d’ordine dei Playa Desnuda, nati nel 2005 con l’intento di suonare “canzoni da spiaggia” spogliandole dai loro arrangiamenti originali e da qui proviene il loro nome. I Playa Desnuda sono un fenomeno locale distintosi negli anni ben oltre i confini del Nordest per aver trovato la formula musicale che soddisfa frequentatori di live club, giovani, meno giovani, amanti dei ritmi in levare e tutti coloro che si divertono a riscoprire brani del passato in una nuova veste ska, rock steady e reggae ancor più festosa. Nelle prossime settimane uscirà il primo singolo del nuovo disco prodotto da Christian Noochie Rigano, uno dei più importanti tastieristi del panorama musicale italiano (Jovanotti, Tiziano Ferro, Elisa e tanti altri).
VENERDÌ 27 GIUGNO 2014
TRIESTE – BORGO GROTTA GIGANTE
Apertura cancelli ore 15:00, inizio concerti ore 17:00
SPECIAL GUEST: ELVIS JACKSON – PLAYA DESNUDA
Biglietti in vendita online su Ticketone.it, nei punti vendita autorizzati e sui circuiti di vendita internazionali Eventim.si e OeTicket.com
PER INFO: Associazione Culturale Altramusica – http://www.altramusica-drugamuzika.com/
UFFICIO STAMPA: VignaPR – luigi.vignando@gmail.com – tel. (+39) 340 3731626
BIOGRAFIA MANU CHAO
È stato la voce dei Mano Negra, lo storico gruppo francese che lanciò il rock latino, in bilico tra punk stile Clash e ritmi sudamericani. E con “Clandestino” – oltre quattro milioni di copie vendute – ha conquistato il pubblico di tutto il mondo. Un successo musicale enorme che ha anche un retroscena politico, visto che Manu Chao è diventato presto una delle icone dei giovani e anche del “Popolo di Seattle”, centomila persone sono accorse per ascoltarlo nello Zocalo, la più grande piazza dell’America Latina, la stessa nella quale il subcomandante Marcos ha terminato la sua marcia. Una folla di peruviani, boliviani, ecuadoriani, messicani lo acclama come il “Bob Dylan latinoamericano”, come una sorta di guru delle loro rivendicazioni sociali.
Nato a Parigi il 21 giugno del 1961, da un padre originario della Galizia e da una madre di Bilbao, l’incontenibile Manu Chao, ha guidato la band fra il 1987 e il 1994, in simmetria con i rivali Negresses Vertes. Si chiamavano Mano Negra per una sorta di rivalutazione in senso romantico della prima mafia sudamericana. Quella formazione si è sciolta “per esaurimento delle motivazioni originarie” e, con lei, anche quella concezione musicale battezzata “patchanka”, ardimentoso mélange di suoni da ogni parte del mondo.
Ma Manu non è rimasto fermo, e ha stupito tutti con la sua prima prova da solista. Se i Mano Negra (supporter preferiti di Iggy Pop) puntavano su un rock sovversivo, “encabronado”, come lo definisce Manu Chao, nell’album d’esordio del loro leader, “Clandestino” (1998), prevalgono i ritmi messicani, brasiliani o afrocubani. Sono sedici canzoni (dodici in spagnolo, una in inglese, una in portoghese e due in francese) che raccontano tutti i suoi vagabondaggi in musica. Le atmosfere si ammorbidiscono, come nella malinconica “Desaparecido” o nella struggente “Je ne t’aime plus”. Tutto è molto fresco, immediato. Il tema del viaggio ricorre spesso, con particolare attenzione alle frontiere, come Gibilterra, tra Spagna e Maghreb, e Tijuana, il sogno americano di chi fugge dal Messico. Manu non può rimanere ancorato a lungo in un luogo specifico e infatti, dopo trent’anni di vita a Parigi, ha spostato la sua base a Barcellona perché “avevo una gran voglia di sole e di caldo”
“I miei percorsi – racconta Manu Chao nei concerti – non sono mai nervosi; non mi piacciono le tournée toccata e fuga, non riesco a fermarmi in una città per più di due settimane, ma al tempo stesso voglio avere il tempo di conoscere la gente del luogo, le chiacchiere nei bar e la musica, anche perché ho amici in ogni parte del mondo”.
La sua avventura successiva porta il nome di una band nuova di zecca, Radio Bemba, della quale dice testualmente: “È un collettivo a geometria assolutamente variabile, visto che spazia da una persona sola – il sottoscritto – a trenta o quaranta musicisti di ogni genere e tipo, a seconda delle esigenze e delle ispirazioni del momento”. La ricetta è chiara: musica meticcia, suonata con strumentisti di ogni razza e colore in ogni angolo del mondo, dal Cile al Senegal, da Cuba all’Italia nostra, dall’Africa al Sudamerica, che comunque sono le sue mete preferite (“lì il mondo è veramente mischiato come in un gigantesco laboratorio umano. Sembrano in ritardo su tutto, e invece sono avanti di centinaia di anni”). “Radio Bemba Sound System” è un live del 2002 che segna il distacco dalla Virgin. Due anni dopo, il ritorno in studio di registrazione per “Sibérie M’Etait Contée”, progetto piuttosto ricco e ambizioso, dove a farla da padrone è un’aria popolare catturata tra i vicoli e le bancarelle della metropoli parigina. Uscita in forma di libro con cd allegato, l’opera è impreziosita dagli “schizzi”dell’illustratore polacco Wozniak. Il disco, cantato interamente in francese, spazia dal disincanto polemico di “La Valse à Sale Temps” alla desolazione di “Helno est mort”, passando per l’ode amorosa di “Je suis fou de toi” e il gelo sentimentale di “Sibérie”.
La fisarmonica di Thierry Bartalucci, la tromba e il trombone di Roy Paci imbastiscono suggestivi quadretti di una Parigi spaesata e spiazzante, dove cova l’amarezza e la solitudine, sublimate nella ballata dolente di “Dans mon jardin”. E non mancano sprazzi di mazurca (“Madame Banquise”), mambo (“Les rues de l’hivers”) ed esotismo tropicale (“Sibérie fleuve amour”). “Sibérie M’Etait Contée” mostra un Manu Chao diverso, non più ostaggio della retorica no-global, ma amaro indagatore della vita quotidiana nei meandri della metropoli.
Nel 2007 arriva “La Radiolina”, il suoultimo album di inediti. Il disco, prodotto dallo stesso ex leader dei Mano Negra in collaborazione con Mario Caldato e Andrew Scheps, viene anticipato dal vivace singolo “Rainin in Paradize” con tanto di video girato da Emir Kusturica. Spiccano anche la contrita “Tristezza Maleza” e “La Vida Tombola”, ode a Diego Armando Maradona.