Arriva per la prima volta sul grande schermo la versione non censurata de “La ricotta”, martedì 18 luglio alle 21:30 a Pordenone, nell’arena estiva di Cinemazero ai giardini “Francesca Trombino”. La proiezione – un’occasione speciale per vedere l’unica copia sopravvissuta del film, come voluto dal regista, prima della censura – è organizzata in collaborazione con la Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia e con il Centro Studi Pasolini di Casarsa, dove fino al 24 settembre sarà aperta la mostra “La ricotta di Pier Pasolini” nelle fotografie di Paul Ronald, (1924-2015), francese, uno fra i maggiori fotografi di scena del cinema italiano.
Alla proiezione de “La ricotta” farà seguito quella del documentario “Le donne di Pasolini”, di Eugenio Cappuccio, narrato da Giuseppe Battiston, un affresco inedito e originale del mondo del grande regista, scrittore, poeta e drammaturgo, ponendo l’attenzione sulle donne più importanti della sua vita: l’amatissima madre Susanna Colussi, Maria Callas, Laura Betti, Oriana Fallaci e Giovanna Bemporad, partendo dai territori friulani in cui è cresciuto e da cui ha tratto ispirazione. Intervengono il regista Eugenio Cappuccio e il produttore, pordenonese, Pasqualino Suppa. L’ingresso è libero.
“La ricotta” è uno degli episodi di “RoGoPaG”, bizzarro titolo del film collettivo, che deriva dalle iniziali dei cognomi dei registi che hanno firmato i diversi racconti: Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti. Il bellissimo e paradossale episodio diretto da Pasolini mostra il calvario realmente vissuto sul set di un film sulla Passione di Cristo diretto da Orson Welles, da una povera comparsa, Stracci, ultimo degli ultimi, in un film nel film dove si aprono parentesi di feroce polemica contro la borghesia italiana, definita come «la più ignorante d’Europa» e momenti di sospensione onirica come la ‘grande abbuffata’ nella grotta. Welles rappresenta allo stesso tempo un’autocaricatura di Pasolini e il suo controtipo. Il film scatenò uno scandalo, subì un grottesco processo, fu condannato per vilipendio alla religione e Pasolini dovette modificare alcune sequenze. Per la prima volta, a Pordenone, si vedrà la versione originale.
La mostra allestita nel Centro studi Pasolini in collaborazione con collezione Maraldi, Archivio Pasolini/Cineteca di Bologna e Cinemazero di Pordenone, si compone di quaranta immagini – per due terzi inedite, mai stampate in precedenza e presentate per la prima volta – selezionate fra il lascito di 262 negativi, scattate sul set del film. È aperta da martedì a venerdì dalle 15 alle 19, al sabato e nei giorni festivi dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.