A Cinemazero torna in presenza, nel suo periodo usuale, il Pordenone Docs Fest – Le voci del documentario. La XV edizione del festival si terrà dal 6 al 10 aprile, con anteprime nazionali, documentari premiati nei più importanti festival del mondo, retrospettive, workshop, cineconcerti e moltissimi ospiti. Nell’attesa, dal 17 febbraio al 31 marzo, sono in programma sei serate anteprima, con film che accendono i riflettori su storie poco note ma meritevoli di attenzione, dal Kurdistan all’Iran alla Bosnia ed Erzegovina, con un’ampia finestra sull’Italia. Saranno presenti i registi e molti ospiti.
Giovedì 17 febbraio alle 20:45, a dare il via al ciclo di anteprime sarà The end will be spectacular, del regista Ersin Çelik, più volte arrestato in Turchia per il suo lavoro di giornalista. Presentato per la prima volta al Festival internazionale di Rotterdam, il documentario ricostruisce i drammatici cento giorni della resistenza curda nell’antico quartiere di Sur, a Diyarbakir, città della Turchia sud-orientale a maggioranza curda, durante l’assedio da parte dell’esercito turco nel 2015. Prodotto dalla Komîna Fîlm a Rojava, il film si basa sui diari dei caduti e sulle testimonianze dei superstiti. È stato girato in condizioni molto difficili, nei pressi del confine turco-siriano, mentre era in corso il conflitto contro l’ISIS.
Intervengono Alberto Parigi, assessore alla Cultura, Istruzione, Politiche Giovanili del Comune di Pordenone, Taher Djafarizad, presidente dell’associazione Neda Day, Federico Venturini, ricercatore all’Università di Udine ed esperto in ecologia sociale e processi partecipativi e, con un contributo filmato, il produttore Diyar Hesso, co-fondatore del Rojava Film Commune.
In apertura di serata verrà consegnato il premio “Neda Agha Soltan”, in memoria della studentessa iraniana uccisa a Teheran durante le manifestazioni di protesta del 2009. Ogni anno, il premio viene assegnato alle due migliori tesi di laurea dedicate ai temi della condizione della donna nella società ed è promosso dal Comune di Pordenone e dall’associazione Neda Day.
La seconda anteprima del Pordenone Docs Fest – Le voci del documentario è giovedì 24 febbraio, alle 20.45, in collaborazione con il CAI di Pordenone e con l’intervento del regista Tommaso Landucci. Sul grande schermo le immagini dal sottosuolo delle Alpi Apuane, con Caveman, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e al Festival dei Popoli di Firenze. In una grotta, a 650 metri di profondità, si trova una delle opere più ambiziose e affascinanti dello scultore Filippo Dobrilla: “Il gigante dormiente”.
Giovedì 3 marzo alle 20:45 è la volta de Il tempo rimasto, con il regista Daniele Gaglianone, presentato al Torino Film Festival: una riflessione sulla vecchiaia e su cosa si può scoprire guardandosi allo specchio. Un lungo percorso di ascolto e di incontri attraverso l’Italia, alla ricerca di un mondo “fino a ieri” che a volte appare remotissimo, a volte stranamente presente.
Il 17 marzo alle 20:45, le anteprime del festival tornano in Asia con il documentario autobiografico pluripremiato Radiograph of a family. Interviene la regista iraniana Firouzeh Khosrovan. Figlia di padre laico e madre musulmana praticante, la cineasta racchiude nella sua storia famigliare il conflitto tra laicità e ideologia religiosa in Iran, dall’era dello Scià alla Rivoluzione islamica, passando attraverso la guerra tra Iran e Iraq, fino ai giorni nostri.
La quinta anteprima, venerdì 25 marzo alle 20:45 è Dal pianeta degli umani, premiato come miglior lungometraggio al Festival dei Popoli di Firenze, con la partecipazione del regista Giovanni Cioni. Il film si sviluppa a Ventimiglia, alla frontiera con la Francia, dove il passato e il presente si intersecano magicamente, tra la storia del dottor Voronoff, che prometteva l’elisir di lunga vita, e il presente, in cui i migranti sembrano non esistere.
Giovedì 31 marzo alle 20:45, chiude il programma Daniele Babbo con il suo film I tuffatori, presentato ai Film Festival di Torino e Trieste. Ogni giorno, da duecento anni, a Mostar, in Bosnia ed Erzegovina, alcuni uomini si tuffano dallo Stari Most, il ponte cinquecentesco distrutto nel 1993 e ricostruito dopo la guerra. La tradizione dei tuffatori non si è fermata neppure durante il conflitto.