La signora della lirica italiana si è “raccontata” al pubblico nella serata conclusiva di Pordenonepensa attraverso le pagine dell’autobiografia “Altro di me non saprei narrare”
annunciando il prossimo impegno, un musical, su testo di Maurizio Costanzo, con le canzoni che l’hanno accompagnata
PORDENONE, 17/06/2013 – Non poteva chiudersi meglio la quinta edizione di PordenonePensa, la rassegna di idee organizzata dal Circolo Culturale Eureka in collaborazione con la Provincia di Pordenone. A fare da madrina, per il gran finale, la signora della lirica italiana, Katia Ricciarelli che, intervistata dall’editore e giornalista Orazio Cantiello, si è concessa, generosamente, al folto pubblico presente nella Sala consiliare della Provincia, “raccontandosi” attraverso le pagine della sua autobiografia “Altro di me non saprei narrare”, volume scritto per Aliberti Editore in collaborazione con Gioconda Marinelli, giornalista de Il Mattino e biografa di personaggi dello spettacolo.
Osannata per le sue straordinarie qualità vocali dalla critica internazionale, ha cantato nei maggiori teatri del mondo, si è esibita con tutti i più grandi: dalla Tebaldi a Carreras a Pavarotti. È stata diretta da Abbado, ha recitato negli spettacoli di Strehler e di Zeffirelli. Artista multiforme, ha compiuto un vero miracolo: scendere dal palcoscenico e reinventarsi, prima attrice in film tv e fiction e successivamente nel cinema d’autore.
Una carriera luminosa, cominciata 45 anni fa, che le pagine di un volume certamente non riescono a contenere. Il suo è il racconto appassionato di una vita densa di contraddizioni, di dolori e di gioie, di prove di coraggio e di umiltà. Nata nel Polesine, Katia Ricciarelli vive con sua madre, vedova, in povere condizioni, con il solo dono del bel canto con cui scalare le vette della società. A soli 14 anni, per mantenere sé e la adorata mamma, è operaia in una fabbrica di mangiadischi, poi commessa ai grandi magazzini di Rovigo. Nonostante i sacrifici, «una infanzia straordinaria, felice – ha spiegato Ricciarelli – forse anche più felice della mia vita di adesso». Quindi, poco più tardi, l’avvio di una affascinante avventura umana e artistica che ruoterà attorno a figure estremamente diverse fra loro: dall’«angelo custode» Leonardo Petrolini, vecchio funzionario di banca incantato dalla voce di quella giovane e bella vicina di casa, alla severa ma affettuosa insegnante di canto Iris Adami Corradetti; dall’emozionante debutto nella Bohème di Puccini alla lunga e appassionata relazione con il tenore José Carreras, l’”amore della sua vita”. I viaggi intorno al mondo, la tragica morte della sorella, l’incontro con Pippo Baudo e il colpo di fulmine che li portò a sposarsi dopo solo quattro mesi. Una carriera trionfale, abbracciando arti diverse, dalla musica lirica al cinema senza dimenticare la televisione. Una vita, non solo professionale, densa di emozioni:«a chi mi chiede che cosa potrei desiderare di più dalla vita – ha concluso – rispondo che se chiedessi qualcosa in più sarei una grande ingrata. Non c’è niente di più che io possa volere. Quello che ora viene è tutto un di più altrimenti, se non verrà, mi rallegrerò, ricordando quanto ho avuto».