Ci sono eventi che non sono sulla bocca di tutti come Sanremo, dove non servono magheggi per andare avanti, basta il talento e Gianluca Secco ne ha da vendere, ecco a voi quanto riporta la collega Giulia Zichella.
Nel treno che da Milano mi riporta nuovamente a Roma il pensiero fisso, che non mi abbandona, è “da soli non si va da nessuna parte”. Eppure cos’è la musica se non la massima espressione di se stessi, cosa è la bellezza di emozionarsi e regalare emozioni su di un palco se non il sano bisogno di sentirsi protagonisti, centrati, in equilibrio con il mondo anche se solo per i 3 minuti di una canzone. Ma soli no, perché la strada se sei artista è, o dovrebbe essere, un cammino partecipato; fatto di incroci, collaborazioni, incastri, incontri, dai quali prendere aria nuova, o semplicemente vedere se stessi con altri occhi. Perché lo sa bene chi sale sul palco quanto sia fondamentale avere un manager che crede in quello che fai, un produttore che sappia limare e far crescere, un ufficio stampa che abbia le parole giuste, e arrangiatori, fonici, booking, e musicisti al fianco di cui fidarsi ciecamente. Da soli la strada si può fare, non è né più lunga né più tortuosa o difficile, è solo, credo, meno vera.
E L’Artista che non c’era, arrivato alla sua 14esima edizione (stiamo entrando di corsa nell’adolescenza) vuole essere un luogo, anche fisico fatto di palco, sedie, pareti insonorizzate, macchinetta del caffè, divani, microfoni, jack e mixer (tutto del CPM Music Institute di Milano), dove quella partecipazione prende vita. Certo, è un concorso. Ci sono gli artisti che si iscrivono, ci sono delle selezioni, c’è una giuria, una finale e un vincitore come ogni concorso che si rispetti. Però la missione de L’Isola è sempre di più quella di far incontrare almeno per una giornata artisti con uffici stampa, booking con gestori dei locali di musica live, e artisti con artisti. Veder nascere collaborazioni tra i finalisti è, lo ammettiamo spudoratamente, una delle nostre più grandi soddisfazioni.
Il 30 giugno c’è stata la nostra 14esima finale e lo spettacolo sul palco del CPM è stato di una qualità altissima e ha saputo dare le sfumature giuste a tutte le anime che convivono dentro il mondo Isola.
Salvario, Alfina Scorza, Giacomo Lariccia, Piccola Orchestra Karasciò, Gianluca Secco, Marlò, Chameleon’s Garden, Roberta Giallo, Giolie, Carlo Valente, questi i dieci finalisti (la foto in apertura di articolo è di Renzo Chiesa). Il cantautorato più classico e intenso, la rabbia di canzoni impegnate (passateci il termine stra-abusato), l’eleganza della canzone d’autore che si mischia al popolare, il folk, la sperimentazione di voce, la destrutturazione del testo, nel susseguirsi dei dieci artisti c’è così tanto della nuova canzone italiana che merita attenzione, e ascolto.
Ha vinto Gianluca Secco (casa MarteLabel), artista prezioso che con sola voce e Loop Station sta attirando sempre di più l’attenzione su di sé. Sarà per la meravigliosa performance live sul palco del Premio Tenco 2016, sarà che ogni volta che gioca con la sua voce sa toccare le corde di emozioni controverse, o sarà che il suo essere involontariamente teatrale e figurativo nella esecuzione lascia stampate negli occhi immagini che restano.
Non in gara, perché già vincitori della loro sezione “strumentale”, Luca Falomi e Reno Brandoni. L’Isola ha da due anni aperto le iscrizioni de L’Artista che non c’era alla sola musica strumentale, creando una sezione apposita, questo perché negli anni ci eravamo resi conto di quanti musicisti di talento ci fossero nel nostro Paese e di quanto poco spazio per farsi ascoltare avessero. Sarà pure una piccola goccia nel mare la nostra, ma il mare è fatto di gocce, o no?
Ad ascoltare i dieci finalisti musicisti, arrangiatori, produttori, giornalisti, discografici, agenzie di booking e operatori culturali. Perché punti di vista e professionalità diverse hanno per forza di cose una capacità di giudizio differente, ognuno con la propria esperienza, con il pezzo di strada fatto, con un gusto certamente ben definito da anni di ascolti ma con il talento di riconoscere il talento. Mi scuserete il pessimo gioco di parole ma credo fortemente che saper ascoltare senza pregiudizi, con attenzione, senza incasellare a priori in un genere, lasciandosi sorprendere, è esso stesso un talento.
L’anno prossimo saranno 15. A quindici anni si sa, si fanno cose un po’ folli, si butta il cuore oltre l’ostacolo, si tentano strade ancora non battute, si ride e ci si diverte parecchio. Saranno dei bellissimi quindici anni lo sappiamo già, domani magari ci riposiamo un attimo e prendiamo fiato ma da dopo-domani ci si rimette in cammino.