Come avete vissuto questi due anni di pandemia? Cosa è cambiato? Come vi siete sentiti? A cosa avete dovuto rinunciare? Che segno vorreste lasciare? Sono le domande rivolte ai ragazzi studenti delle scuole superiori, i cui pensieri sono confluiti nello spettacolo teatrale “Di sana e robusta costituzione”. Si tratta della performance teatrale promossa dalla Storica Società Operaia di Pordenone che nasce da un laboratorio intorno alla Carta Costituente, laboratorio e regia curati da Martina Boldarin dell’Associazione ArtiVarti, con musiche di scena originali di Giuseppe Califano, che debutterà sabato 19 febbraio alle 11.30 al Capitol di Pordenone in uno spettacolo per i soli studenti.
«Tutto nasce da un pensiero, ossia che la Costituzione è nata dopo un periodo difficile, è nata dalle macerie ed è stata il frutto di elaborazione di un gruppo di persone che avevano pensieri diversi ma un obiettivo importante, ricostruire un paese devastato, lottare per il bene comune» racconta Martina Boldarin. La Carta Costituente diventa quindi metafora per affrontare e analizzare un altro momento difficile ovvero la pandemia che da due anni ha rivoluzionato le vite di ciascuno. «Una pandemia non è una guerra ma sicuramente un evento doloroso e distruttivo. Ancora non è finita, ma quanto stiamo tutti noi cercando di fare è di ricostruirci, di rinascere» prosegue la regista.
Durante il laboratorio sono state proprio le domande ai ragazzi a far insorgere la drammaturgia, «discutendo di come si siano sentiti, di cosa abbiano dovuto attraversare ma anche di che contributo vogliano dare. Ne abbiamo discusso e ho fatto mettere per iscritto le loro esperienze per raccontare il cambiamento. Dalla frenesia di una vita normale allo stop forzato, uno stop che ha portato, soprattutto a molti adolescenti tanta sofferenza, ma anche pensieri e riflessioni» spiega Boldarin. Nel secolo scorso dalle macerie lasciate dalla guerra è nata appunto la Costituzione, un documento fondamentale che mira al bene comune in cui si stabiliscono i diritti e i doveri del cittadino. Allo stesso modo l’auspicio che questo spettacolo promuove, specialmente pensando ai giovani, è di poter rinascere solo se ciascuno dà il proprio contributo, quindi continuando a sognare e senza arrendersi, nella speranza di un futuro migliore, lavorando insieme.
«La Costituzione dice che ciascuno di noi “ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità, una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”, e con questa performance abbiamo voluto esprimere cosa può fare ciascuno di noi per non arrendersi, ricominciare e lottare non solo per sè stessi ma soprattutto per il bene Comune» conclude la regista.
Lo spettacolo di sabato è riservato ai soli studenti degli istituti secondari di secondo grado, è realizzato con la collaborazione del Liceo Leopardi Majorana di Pordenone e di ArtiVarti, con il sostegno della Regione Fvg, del Comune di Pordenone, della Fondazione Friuli, di Costam e Coop Alleanza 3.0. Il coordinamento artistico è di Eddi De Nadai, quello degli studenti di Valeria Dirani. Con in scena Emma Amy Attruia, Linda Baldo, Caterina Baradel, Davide Bigoni, Alessandro Cervesato, Keigo Kawabe, Sofia Guarnera, Giulia Rosset, Cristian Xhelili.
L’esecuzione musicale è dell’Artime Quartet (ovvero Sabina Bakholdina ed Erica Fassetta ai violini, Alessandra Comisso alla viola, Elena Borgo al violoncello) con la partecipazione di Gianni Fassetta alla fisarmonica.