Vincitore del 2° Premio come Miglior Spettacolo al Premio OFF 2011 del Teatro Stabile del Veneto diretto da Alessandro Gassmann. Un uomo o meglio un ragazzo, una sedia, una storia a metà fra la realtà e la finzione, lo sguardo alla memoria di fatti lontani ma non troppo, la tensione dell’illecito, la provincia fatta di campi e vino e voglia di riscatto da cui nasciamo tutti noi nel nordest.
Giovedì 24 marzo secondo appuntamento per il Teatro Bresci a Speakeasy Off – rassegna organizzata dall’Associazione Culturale Speakeasy con Pnbox Studios diretta da Lisa Moras – con Malabrenta, interpretato da Giacomo Rossetto. Il titolo parla chiaro: lo spettacolo racconta la storia di una della più potenti organizzazioni criminali del Nord Italia dal dopoguerra “la mala del Brenta”. Gli atti criminosi di questa organizzazione di stampo mafioso hanno segnato il territorio fra Veneto e Friuli ed Emilia Romagna fino agli anni novanta quando la cattura del capo, il boss, Felice Maniero detto “faccia d’angelo”, ha messo la parola fine alle attività di questo gruppo. O forse no. Ma al di là della leggenda, dei nomi che hanno fatto la storia e riempito le pagine dei giornali, chi c’era dietro tutto ciò? Le mani che hanno agito, le spalle che hanno portato il peso della guerra nel dopoguerra. Chi erano? A parte la mente, il carismatico Felice, i protagonisti sono giovani semplici, destinati al lavoro in fabbrica e ribelli rispetto a questo obbligo ma abituati al “tasi sempre”. Giovani semplici come il protagonista di “Malabrenta”, un gregario, uno di cui non si ricorderà nessuno, che non apparirà sui giornali e che scomparirà alla fine della storia come un’ombra nella nebbia della pianura, così invisibile da non avere neanche un nome. Il suo racconto, attraverso la voce di Giacomo Rossetto, ricostruisce l’intero percorso dell’organizzazione con gli occhi di chi ha segato sbarre, di chi ha sparato in testa, di chi ha maneggiato lingotti d’oro, di chi è finito in carcere e c’è tutt’ora. Malabrenta è uno spettacolo, non è la storia con la esse maiuscola, è un’ipotesi, una storia inventata, ma inventata a metà: tutti i riferimenti a cose e persone potrebbero non essere casuali. Malabrenta è un tentativo di dare pensieri e corpo ad una vicenda ancora poco chiara che racconta la deriva morale di una regione distante dai riflettori.