“The beat bomb“, il documentario che traccia il ritratto del poeta Lawrence Ferlinghetti, icona della controcultura americana, arriva giovedì 13 aprile alle 20:45 a Cinemazero di Pordenone, venerdì 14 alle 19:30 al Visionario di Udine e sabato 15 alle 18:30 al Cinema Ariston di Trieste, dopo l’anteprima al Torino Film Festival e la presentazione speciale al Miami international film festival. Interviene il regista Ferdinando Vicentini Orgnani, nato a Milano e cresciuto tra le colline del Friuli, diplomato in regia al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, autore di film e documentari. A dialogare con l’autore, a Cinemazero, sarà Flavio Massarutto, critico musicale.
Il film, una co-produzione Italia – Argentina in collaborazione con Luce Cinecittà, con musica di Paolo Fresu, è un viaggio lungo quindici anni, iniziato con l’incontro casuale tra Vicentini Orgnani e Ferlinghetti nel 2007. Ne è nata una collaborazione e un’amicizia che è proseguita, tra Roma e San Francisco, fino alla fine della lunga vita di Lawrence Ferlinghetti (1919 – 2021). Oltre a essere stato il catalizzatore, il talent scout e l’editore della Beat Generation, Ferlinghetti ha portato avanti una sua visione, un progetto politico e culturale rigoroso, coerente. Il documentario vuole tentare di essere anche una eco della sua voce: “The beat bomb”, una bomba Beat contro «the military industrial complex», la potentissima lobby che anche il presidente Eisenhower (da ex generale), in un suo storico discorso, aveva cercato, invano, di contrastare. In una sua poesia, Ferlinghetti auspica che i poeti, con il potere delle parole, possano essere «reporter dello spazio» per rispondere alla sfida di tempi apocalittici.
Afferma Vicentini Orgnani: «Questo documentario per me è stato un’occasione unica di riflessione, un momento per mettere insieme in un puzzle diverse esperienze di vita. Mi sembra così di aver fatto anch’io il mio dovere (la lezione che ho imparato dagli amici poeti) e, con i mezzi che avevo disposizione, ho cercato di mostrare, di portare a galla alcune delle contraddizioni che ci assillano e ci assediano. Non un racconto storico antropologico quindi, ma qualcosa di molto personale. Il caso e la necessità mi hanno messo nella condizione privilegiata di usare questo straordinario pretesto per attualizzare una storia che contamina molte delle cose che mi stanno a cuore»