Dopo aver debuttato nel 2017 in occasione del cinquantenario dalla morte di don Milani, Vangelo secondo Lorenzo giunge al Teatro Nuovo Giovanni da Udine per l’unica rappresentazione in tutto il Nordest mercoledì 3 aprile 2019 (inizio ore 20.45) per la rassegna “Tempi Unici”. Lo spettacolo, frutto di una coproduzione fra Elsinor, Teatro Metastasio di Prato e Arca Azzurra, è diretto da Leo Muscato, regista che ha firmato di recente Il Nome della Rosa, pièce di grande successo ospitata sempre al Teatro Nuovo nella scorsa stagione di prosa, ed è interpretato da Alex Cendron nel ruolo del protagonista.
Con Vangelo secondo Lorenzo Muscato firma un allestimento dedicato al prete scomodo, al prete dei poveri, che nell’Italia del secondo dopoguerra provò – violentemente osteggiato – a riscattare dall’analfabetismo i figli di contadini e operai. Lo spettacolo, scritto dallo stesso Muscato con Laura Perini, condensa in due atti un materiale sconfinato fatto di lettere, testimonianze, libri, racconti. Non una lettura agiografica ma il ritratto di un uomo controverso: sacerdote militante, obiettore di coscienza, educatore appassionato inviso alle gerarchie della Chiesa, Don Milani fu un uomo di fede controcorrente, un utopista, un rivoluzionario, un disobbediente, un novello San Francesco. «Conoscere i ragazzi dei poveri e amare la politica è tutt’uno. Non si può amare creature segnate da leggi ingiuste e non volere leggi migliori. Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali», scriveva Don Lorenzo Milani nel suo testo più famoso, Lettera a una professoressa, del 1967.
Vangelo secondo Lorenzo sarà proposto anche alle scuole con una matinée dedicata, sempre mercoledì 3 aprile 2019 con inizio alle ore 10.00. Alle 17.30 la Compagnia dello spettacolo incontrerà il pubblico in foyer per un nuovo appuntamento di “Casa Teatro”. Ospite Paolo De Nardo, dirigente dell’Istituto Comprensivo III di Udine e del Comprensivo di Gonars, pedagogista. Conduce Antonio Caiazza, giornalista e scrittore.
Alex Cendron, interprete anche di cinema e tv e già allievo della Civica Accademia di Arte Drammatica Nico Pepe di Udine, è protagonista accanto a sette giovanissimi debuttanti nel ruolo degli scolari di Barbiana. Il testo originale, inizialmente strutturato in quattro atti (Vita da laico, da Seminarista, da Cappellano e da Priore) viene proposto sulla scena nella versione ridotta agli atti Vita da Cappellano e Vita da Priore, due stagioni della sua breve vita segnate dai confini territoriali ove iniziò, proseguì e concluse il suo apostolato sacerdotale: Calenzano prima e Barbiana poi. La vicenda ripercorre le fondamentali tappe di snodo dell’avventura umana, sociale e spirituale di don Lorenzo e di quanti gli furono accanto.
Atto I – Vita da cappellano (1947-1954)
Appena ordinato sacerdote, a causa dei disordini procurati in seminario, Lorenzo Milani crea imbarazzo alla curia nella scelta della sede d’assegnazione al suo primo servizio pastorale. L’elemento è difficile da collocare e non gode di una buona nomea: troppo critico, troppo inflessibile, troppo radicale. Milani viene destinato alla popolosa parrocchia di San Donato di Calenzano, distretto tessile alle porte di Firenze che ribolle di tensioni sociali. Qui Il prelato tocca con mano i problemi di sfruttamento del lavoro minorile e della manodopera sotto-salariata e sfruttata e cerca di fornire alla povera gente gli strumenti necessari per difendersi dai soprusi subiti in fabbrica. In parrocchia don Lorenzo avvia una Scuola Popolare per giovani operai e contadini, convinto che non si possa portare la parola di Cristo a chi non sa neanche leggere e scrivere. La scuola è aperta a tutti: parrocchiani e comunisti, atei e credenti, nessuno escluso. L’idea è quella di fornire prima d’ogni altra cosa l’istruzione civile e la coscienza dei propri diritti. Don Lorenzo, da sacerdote, attraversa le calde competizioni elettorali del ’51 e del ’53 mal tollerando le ingerenze della Curia di Firenze. Atteggiamento, questo, che lo rende inviso alle gerarchie ecclesiastiche e gli costa la rimozione da Calenzano. Inutili i tentativi dei parrocchiani e del popolo di fronteggiare e ostacolare le disposizioni della Curia fiorentina: il giovane sacerdote paga con l’esilio a Barbiana quel suo adoperarsi a vivere con coerenza i principi di un evangelismo radicale.
Atto II– Vita da priore (1954-1967)
L’arrivo a Barbiana, un pugno di case sparse sul Monte Giovi, viene vissuto da Lorenzo come un prepotente gesto ritorsivo ma anche come una prova cui Dio lo sottopone nel disegno misterioso che ha in serbo per lui. Qui avvia uno dei più interessanti laboratori pedagogici del dopoguerra, una Scuola in cui i ragazzi partecipano ai grandi dibattiti che animano e dividono il paese: la Lettera ai cappellani militari sull’obiezione di coscienza, elaborato che don Lorenzo condivide con loro, nasce così. Lo scritto colpisce al cuore le tante contraddizioni in seno alla Chiesa, puntando il dito contro i cappellani militari che hanno stigmatizzato di codardia i primi obiettori di coscienza. Sul terreno della laicità e dei diritti civili, quel pamphlet fa schizzare in alto il livello del dibattito su pacifismo e libertà individuali. Lorenzo Milani finisce sotto processo con l’accusa di apologia di reato. È in quest’occasione che il resto d’Italia si accorge dell’esistenza di Barbiana. don Lorenzo pubblica Esperienze pastorali, inchiesta sull’apostolato tra le classi povere già avviata a Calenzano che, con decreto della Santa Sede, viene ritirata dal commercio. Poco dopo Lorenzo si ammala: gli ultimi anni di attività della scuola producono un’altra grande opera, Lettera a una Professoressa. Ora sono gli studenti stessi in prima persona, con la tecnica della scrittura collettiva, a lanciare un accorato grido d’allarme, di marca classista, contro quella scuola pubblica di stampo borghese che pubblica non è affatto, se respinge gli ultimi. Lorenzo, ormai malatissimo, fa di tutto perché il libro-testimonianza dei suoi ragazzi sia accolto e valorizzato come si deve. È una corsa contro il tempo: la morte lo coglie a Firenze, a casa dell’amata madre, circondato dall’affetto dei suoi ragazzi. Con ultimo atto d’amore, fornisce loro testimonianza del mistero della morte d’un uomo offrendo il suo corpo e i suoi ultimi pensieri ai loro sguardi attoniti, come fosse, egli stesso, un libro aperto.