![Grappa friulana: parte la richiesta di indicazione geografica](https://www.nordestnews.com/wp-content/uploads/2014/09/14_grappa.jpg)
Sulla Gazzetta Ufficiale dell’11 agosto 2014 è stata pubblicata la richiesta di registrazione dell’indicazione geografica della “Grappa friulana” o “Grappa del Friuli”, corredata dalla relativa scheda tecnica. La pubblicazione segue di alcuni mesi l’analoga richiesta di registrazione delle acquaviti di frutta più tipiche del Friuli Venezia Giulia, precisamente del “Williams friulano” (acquavite di pera “Williams”), del “Kirsch friulano” (acquavite di ciliege) e dello “Sliwovitz del Friuli Venezia Giulia” (acquavite di prugne), pubblicata sulla G.U. del 26 maggio 2014.
“Si tratta – si legge in una nota dell’Associazione Piccole e Medie Industrie del Friuli Venezia Giulia – Confapi FVG – di un passo decisivo e molto importante nel lungo iter per il loro riconoscimento in sede europea sulla base al regolamento comunitario 110/2008 relativo alla definizione, designazione, presentazione, etichettatura e protezione delle indicazioni geografiche delle bevande spiritose. Infatti, dopo 60 giorni dalle pubblicazioni delle schede tecniche sulla G.U., in assenza di opposizioni (finora non verificate), il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali recepisce con proprio decreto la scheda tecnica ed entro i 30 giorni successivi invia alla Commissione europea la formale richiesta di registrazione comunitaria”.
In passato vi erano già stati riconoscimenti europei in sede regolamentare. Questa volta, però, sono più puntualmente codificati e andranno a generare una tutela, della quale precedentemente il settore non si poteva avvalere in pari misura. “Al di là degli aspetti formali – osserva ancora Confapi Fvg – già ora si tratta di un significativo riconoscimento non solo sull’origine geografica, ma anche di rilievo storico e qualitativo per quattro acquaviti di tradizione plurisecolare, che sono il vanto dell’industria agroalimentare della regione. Altrettanto importante è il fatto che in molti mesi di lavoro, coordinati in sede locale da Confapi Fvg, la totalità delle distillerie regionali si sia trovata compatta e concorde nella non facile definizione di un’unica disciplina tecnica, che proprio per le sue antiche origini presentava aspetti controversi e non facili da uniformare”.
“Vi è ora da auspicare – conclude la nota dei piccoli e medi industriali – che questo primo decisivo successo, che tocca anche altre bevande spiritose italiane, sia accompagnato da politiche dello Stato coerenti con le finalità qui perseguite, da provvedimenti, cioè, che non penalizzino il settore dei distillati più di quanto già non lo sia per gli innumerevoli oneri e vischiosità burocratiche e per la pesante imposizione fiscale. I riconoscimenti di massimo livello e l’altissima qualità dei distillati non sono, infatti, sufficienti a rilanciare l’industria della distillazione, già duramente provata dalla marcata flessione dei consumi interni e dalla difficoltà tecniche di compensarli sui mercati internazionali nonostante l’elevata potenzialità della domanda”.