Il conduttore di Mela Verde, che ha rivelato radici friulane, ha incontrato il pubblico nella sala consiliare della Provincia
Un pubblico eterogeneo ha assistito all’incontro con Edoardo Raspelli, il giornalista e critico enogastronomico che conduce Mela Verde. Non solo curiosi o amanti della buona tavola, ma anche ristoratori, commercianti e rappresentanti delle categorie legate alla produzione eno-gastronomica hanno assistito al convegno intitolato “Per San Martino, cibo, turismo e… vino”, inserito nel calendario di “Pordenone Wine&Food Love”, promosso da Camera di Commercio, Provincia di Pordenone e Banca FriulAdia Credit-Agricole e realizzato in collaborazione con Circolo Culturale Eureka e Pordenone Pensa.
Il conduttore milanese, intervistato dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti Fvg Piero Villotta, ha rivelato origini friulane. Il nonno paterno, tenente dei Carabinieri, era di Mortegliano. “Mio padre me lo diceva con orgoglio – ha sottolineato – perciò sono molto legato al territorio”.
Raspelli ha condotto una serie di riflessioni sulla produzione locale, sulle tradizioni e sul rilancio del mondo agricolo. “Fino a pochi anni fa – ha detto – parlare di mondo agricolo e ritorno alla terra era improponibile. Oggi c’è una controtendenza: non sono pochi i pensionati che tornano alla vita della campagna, oppure i giovani temerari che lasciano la città per coltivare la terra dei nonni. Questo perché si è capito che accanto alle motivazioni classiche che inducono il turismo, ovvero i musei, le bellezze naturali e la cultura, oggi si fa sempre più spazio il cibo, che è strettamente legato all’agricoltura”.
“Un incontro come questo – ha aggiunto – è ottimo se poi è seguito da una sensibilizzazione degli agricoltori a produrre di più e dei ristoratori ad utilizzare i prodotti locali. È, questo, un modo per far crescere e guadagnare il territorio”.
Il conduttore di Mela Verde ha elogiato le buone cucine del mondo, a partire dalla francese per arrivare a quella cinese. “La nostra – ha detto – è potenzialmente una delle migliori. Eppure importiamo bresaola fatta con carne di zebù congelato che viene dal Brasile, e la famosissima Nutella è fatta con olio di cocco e palma che non si coltivano certo qui, mentre le nocciole sono turche”.
“Certo, tutelare le tradizioni e i dialetti è importante – ha aggiunto – La pitina e i cjalzons sono prodotti locali che hanno un nome dialettale che rimanda al luogo. Ma, d’altra parte, se parli di pitina e cjalzons a Roma o a Cuneo nessuno ti capisce. Dietro i nomi c’è la storia di un paese, ma il dialetto può costituire un limite”.
“Il problema è che in molte città d’Italia l’edilizia ha distrutto tutto. Sono convinto – ha concluso – che un recupero del mondo agricolo e contadino sarà un bene per tutti”.