Tre sono le vite che ha disegnato per Isabelle Huppert nella sorridente commedia balneare In Another Country, gioiellino del penultimo Festival di Cannes, e tre sono le opere, le sue piccole grandi opere, scelte per fare strada all’imminente uscita italiana del film: stiamo parlando del maestro sudcoreano Hong Sang-soo, un autore davvero unico, e della preziosa monografia che gli dedicheranno il C.E.C. Centro Espressioni Cinematografiche di Udine e Cinemazero di Pordenone.
Se per applaudire In Another Country bisognerà attendere il 22 agosto, dunque, per approfondire la conoscenza di Hong Sang-soo basteranno solo pochi giorni di attesa: Udine e Pordenone proietteranno Hahaha (2010) il 12 giugno, The Day He Arrives (2011) il 19 giugno e, infine, Oki’s Movie (2010) il 26 giugno. Tre piccole grandi opere, dicevamo, che hanno consegnato il regista alla storia del cinema internazionale.
Giocosità è la parola-chiave, la cifra, di tutti i suoi lavori. Una giocosità che diventa indagine della società contemporanea, con immagini prive (almeno in apparenza) di ogni calcolo intellettuale. Una giocosità che investe tutta la forma del suo cinema, dalle scelte delle inquadrature al costante variare dei punti di vista, fino alla sottile ambiguità fra ironia e tristezza, fra umorismo e malinconia…
In Hahaha (2010) – premiato all’interno della sezione Un Certain Regard di Cannes – due amici si raccontano le avventure vissute in una città di mare, senza sapere d’esservi stati allo stesso momento. In Oki’s Movie (2010) quattro episodi rivelano il retroterra sentimentale di un regista in crisi, con un flashback sulla sua relazione universitaria con la donna del titolo, pure lei studente di regia e contesa da un professore ammirato da ambo gli allievi. In The Day He Arrives (2011) la visita a Seul del protagonista diventa un gioco di specchi e ricordi, appannati dai fumi dell’alcool, lungo l’arco di tre notti bianche.
Ed ecco appunto, a chiudere idealmente il cerchio, le moltiplicazioni e le simmetrie di In Another Country, un divertito esercizio di stile che riporta volutamente alla migliore grammatica espressiva d’Oltralpe (pensiamo a Resnais, per esempio, o a Rohmer) e che invita a riflettere sugli altri paesi che ognuno di noi porta dentro di sé…
Magnificamente raccontata dal manifesto di Guido Scarabottolo (un illustratore che non ha certo bisogno di presentazioni), e distribuita dalla friulana Tucker Film, la commedia restituisce pienamente la genialità sorniona di Hong Sang-soo: uno dei maggiori pilastri, assieme a più noti Kim Ki-duk, Park Chan-wook, Lee Chang-dong e Bong Joon-ho, del rinascimento del cinema coreano.
Dopo quasi vent’anni di carriera e dopo le numerose partecipazioni a Cannes, Berlino e Venezia, sempre applaudite dalla critica, Hong Sang-soo rimane ancora un pianeta parzialmente inesplorato dalle platee occidentali e assente in Italia. E l’arrivo di In Another Country (primo film del regista distribuito nelle sale nazionali), assieme ai tre film selezionati per il ciclo, rappresenta un’occasione fondamentale per accorciare le distanze. Un’occasione che mette in evidenza «l’arguzia impareggiabile di un autore che è imperativo scoprire».
La Tucker Film, nata dall’unione tra il Centro Espressioni Cinematografiche di Udine (organizzatore del Far East Film Festival) e Cinemazero di Pordenone, ha distribuito con successo in Italia tre titoli preziosissimi del nuovo cinema asiatico (Departures, Poetry e A Simple Life) e, proprio in questi giorni, il capolavoro giapponese Confessions.