Virgili, «Tre appuntamenti imperdibili che daranno lustro ai musicisti del nostro tempo e faranno riscoprire il grande musicista cividalese»
4 cori, 120 coristi uomini, 50 orchestrali. Non sono certo numeri da poco quelli dell’evento musicale dell’anno ovvero la Missa Ducalis di Jacopo Tomadini organizzato dalla Provincia di Udine, presentato oggi dall’assessore Mario Virgili e dal presidente Pietro Fontanini. Evento che andrà in scena in tre diverse date – tutte a ingresso libero -: mercoledì 5, giovedì 6 e venerdì 7 dicembre, rispettivamente del Duomo di Udine, in quello di Spilimbergo e in quello di Gemona. Oggi a palazzo Belgrado la conferenza stampa di presentazione dell’evento fortemente voluto dall’assessore Mario Virgili e che ha messo insieme il conservatorio di Udine “J.Tomadini” con la sua orchestra, i cori “Nuove Voci” di Lestizza, “Renzo Basaldella” Cai di Cividale del Friuli, “Natissa” di Aquileia e “Spengenberg” di Spilimbergo, con la partecipazione straordinaria di coristi e strumentisti del Coro del Teatro Verdi di Trieste e della Fvg Mitteleuropa Orchestra e di 3 Solisti: Luca Dordolo (tenore), Alessandro Cortello (tenore) e Oscar Garrido (basso). Dirigerà il maestro Walter Themel.
A illustrare i dettagli dell’iniziativa, assieme all’assessore Virgili e al presidente della Provincia Pietro Fontanini, Paolo Pellarin, direttore del conservatorio Tomadini, Federico Driussi, presidente dell’U.S.C.F., Monsignor Guido Genero, Vicario generale dell’Arcidiocesi di Udine e Dori Deriu, delegata regionale F.V.G. Mitteleuropa Orchestra.
Ad aprire l’incontro il presidente Fontanini che ha sottolineato la valenza di questa iniziativa soprattutto in un periodo di crisi economica come quello attuale. «Nonostante il momento non sia dei migliori – ha riferito Fontanini – siamo riusciti ugualmente a dare corpo a questa grandiosa iniziativa. Un’opera andata in scena l’ultima volta negli anni ’70, che mette in movimento tantissime persone e che punta a un duplice obiettivo: contribuire a valorizzare un grande friulano quale è Jacopo Tomadini da un lato e a far conoscere la qualità degli artisti della nostra terra». A conclusione del suo intervento il presidente ha voluto lanciare un appello ai media, soprattutto alla Rai, affinché «tenga in giusta considerazione un evento di spessore così indissolubilmente legato alla nostra terra».
«Un progetto sul quale il mio assessorato è impegnato da ben due anni e che, quasi come in un sogno, vediamo trasformarsi in realtà. E che si è reso possibile – ha aggiunto Virgili – anche grazie al fatto che la Provincia, nel pieno della sua funzione di facilitatore di contatti, ha creato un tavolo di lavoro nel quale sono coinvolti i principali attori della musica: dal conservatorio, ai cori, alle orchestre, alle bande, alle scuole di musica. Da qui l’idea di dare lustro, portandolo a conoscenza del grande pubblico, a Jacopo Tomadini, il sacerdote musicista».
Quanto al concerto, la Missa Ducalis – si legge nel testo redatto da David Giovanni Leopardi per il libretto di sala – rappresenta la pagina forse più aderente agli ideali estetici del compositore nel contesto della musica sacra di ispirazione ceciliana del secondo Ottocento. Il collaudato impianto corale a tre voci maschili che caratterizza la Ducalis, oltre ad assicurare la massima mobilità ed elasticità ai procedimenti armonici e una relativa interdipendenza rispetto ai contenuti strutturali affidati all’orchestra, rispecchia fedelmente la natura delle realtà corali amatoriali dell’epoca, sorte in ossequio alla riformata prassi del canto liturgico e, in particolare in Friuli, del canto corale popolare e popolaresco pochi decenni più tardi. Il progetto della Missa Ducalis prese probabilmente forma il giovedì di Pasqua del 1867 a casa di Velluti Zati, occasione in cui il duca commissionò a Tomadini un salmo da musicare. Il prestigio della committenza e della prossima solenne celebrazione, unito al fatto che l’organico sinfonico con legni, ottoni, timpani e archi, fosse stato da poco sperimentato per la prima volta, invitarono Tomadini a ripercorrere l’esperienza di orchestratore con esiti di meditata e sobria efficacia. La prima esecuzione si tenne nell’ambito liturgico convenuto il 26 maggio 1869 alla presenza del compositore che, dopo una seconda, lunga parentesi fiorentina, protrattasi dal novembre 1868 al febbraio 1869, ritornò in quella città unicamente per presenziare alle prove musicali e alla solenne circostanza, sulle quali lasciò due brevi testimonianze epistolari: «Non ho mai sentito musica mia eseguita in queste proporzioni» e, poco dopo: «La messa andrà bene. Non ci fu altro inconveniente se non che le trombe, invece di dare il la, vennero fuori con un fa diesis. La cosa però non ebbe altro seguito».