La stagione dei Teatri Stabil Furlan si conclude con un lavoro ispirato a Rene Daumal e al suo romanzo Il Monte Analogo che rielaborato da Eva Geatti porta sul palco cinque performer, che accompagnati dalle musiche di Dario Moroldo danno vita ad uno spettacolo carico di suggestione e di riflessione, per gli aspetti simbolici della danza, cui il pubblico può assistere.
I cinque corpi di avvolgono l’un l’altro, si contorcono e si avviluppano in un abbraccio e in un incontro fisico al confine tra la lottta e la danza.
Una traiettoria disegnata sul palco pare indicare una via da seguire, la salita è comunque un percorso preciso, la causalità prevale sulla casualità, la logica sull’istinto, la ragione sul subbuglio di sentimenti.
La musica che accompagna i viaggiatori talvolta è inquietante, sempre meccanica, spesso ossessiva e ripetitiva, un motore in moto perenne. Salire il monte riserva dolori e fatiche, dedizione e attesa, riscatto e felicità.
I cinque performer sottraggono i loro corpi ad ogni limite, di peso fisico, al freno temporale e procedono senza timori esprimono la loro forza di ginnasti che non é potente e invincibile, ma certamente tenace e struggente.
PIenamente ESSI affermano quello che sta operando tutta questa nostra generazione dei giovani del millennio che sta giungendo alla maturità tra tanta salita, sforzo, dolore e consapevolezza delle improbabilita’e delle prevedibili cadite, scivolamento, tensioni e detensioni.
Alla fine il gruppo compatto indica verso l’alto che la missione è compiuta, che la vetta è raggiunta, il dado tratto tra fili visibili non, ha soffermato la sua corsa, il numero su ognuna delle sei facce offre una possibilità.
Il percorso fatto dalle cinque figure non garantisce, ma i corpi in movimento consolidano l’esperienza di ognuno, dilatano una prospettiva esistenziale, restituiscono speranze e certezze a tutte le generazioni in salita.
Vito Sutto