-“Avevo chiesto già mesi fa
all’assessore al Lavoro quali iniziative fossero state assunte
per dare una risposta alla richiesta di aiuto che viene da molti
cittadini anche nella nostra regione. Avevo chiesto di
quantificare il problema in Friuli Venezia Giulia ma, come sempre
accade quando si chiede una risposta a questo assessorato, il
nulla è quanto di meglio si riesce ad ottenere”.
Interviene nel dibattito sui cosiddetti “esodati” la consigliera
di Un’Altra Regione Alessia Rosolen. Un problema che, stando alle
ultime stime, coinvolgerebbe 350.000 cittadini in tutta Italia e
di cui ancora non è possibile avere una quantificazione certa per
quel che riguarda la nostra regione.
La questione riguarda tutti quei lavoratori usciti dal mercato
del lavoro poco prima del raggiungimento dell’età pensionabile,
con la prospettiva di maturare il diritto all’assegno
previdenziale dopo pochi mesi usufruendo degli incentivi erogati
dalle aziende. L’entrata in vigore della riforma Fornero, che
sposta a 65 anni il traguardo della pensione, ha fatto
precipitare centinaia di migliaia di persone nella condizione di
essere disoccupati senza pensione e di non poter percepire alcun
reddito per i prossimi anni, fino a quando non avranno maturato i
diritti stabiliti dalla nuova legge.
“È un dramma a cui il Governo nazionale – spiega la consigliera –
al momento, non sa dare una risposta e che potrebbe trovare nelle
Regioni uno strumento per trovare una prima, seppur parziale,
soluzione. Il Governo infatti non è in grado di reperire risorse
sufficienti a garantire redditi adeguati a tutti coloro che si
trovano in questa condizione, ecco perché occorre che anche le
regioni, e la nostra in particolare, facciano la loro parte”.
“Credo – questa la proposta di Un’Altra Regione – che i lavori di
pubblica utilità, che nel 2011 in regione hanno escluso tutti gli
over 35, come avevo puntualmente denunciato, nel 2012 e per tutti
gli anni in cui ciò dovesse essere necessario, dovrebbero essere
indirizzati a una platea in cui, compatibilmente con i ruoli, le
mansioni e le competenze richieste, rientri una quota riservata
agli esodati”.
“Così facendo – prosegue Rosolen – si garantirebbe un primo
sostegno reddituale, con risorse che già ci sono, a soggetti che
altrimenti non avrebbero alcuna possibilità di percepire reddito
e si garantirebbe allo Stato di poter intervenire con risorse
finanziarie integrative, decisamente minori rispetto a quelle che
si sono prospettate e che appaiono del tutto insostenibili visto
il quadro di austerity in cui ci sta muovendo”.
“La Regione – conclude Rosolen – potrebbe rappresentare un
modello da proporre al Governo nazionale per risolvere un
problema che ha assunto una dimensione drammatica e dare una
risposta concreta a chi in questo momento ha davanti a sé il
baratro di non avere più alcun reddito. Come dimostrano anche le
recenti inchieste fra le agenzie di lavoro somministrato o le
decine di lettere che nei mesi abbiamo letto sulla stampa locale,
se le Istituzioni non mettono in campo misure adeguate il rischio
di creare settori sempre più ampi di disagio economico e sociale
è altissimo”.