Nessun taglio per la sanità triestina ma una
riorganizzazione dei servizi, per puntare ad una maggiore
efficienza complessiva del sistema e una riqualificazione della
spesa, partendo dai costi standard, ovvero da un allineamento ai
migliori parametri.
Lo ha ribadito oggi a Trieste l’assessore regionale alla salute,
Maria Sandra Telesca, che ha illustrato le caratteristiche della
riforma nel corso di un’audizione in Consiglio provinciale, alla
quale, accanto alla presidente Maria Teresa Bassa Poropat, hanno
partecipato assessori, consiglieri, sindaci, il responsabile
della Direzione salute della Regione, Adriano Marcolongo, e i
direttori generali dell’Azienda sanitaria triesina, Nicola Delli
Quadri, e dell’Ospedale infantile Burlo Garofolo, Mauro Melato.
Stiamo lavorando per il futuro, mantenendo costante l’attenzione
alla gestione contingente, ha detto l’assessore. Un ridisegno
complessivo che si pone l’obiettivo di favorire l’integrazione
tra i diversi servizi sociali e sanitari e la continuità
dell’assistenza, indirizzando le risorse dove più servono. In
particolare verso la crescente domanda legata alla cronicità.
Al termine di un ampio e articolato dibattito, che ha visto
intervenire molti consiglieri, con domande puntuali, l’assessore,
coadiuvata dal direttore generale, ha enfatizzato la necessità di
rafforzare il sistema delle cure primarie, facendo dei medici di
medicina generale i principali attori.
Diversi i modelli che saranno attuati, a seconda delle esigenze
del territorio, partendo dalle migliori esperienze, anche
internazionali: dalla semplice aggregazione funzionale di medici
che si metteranno in rete, a veri e propri Centri per
l’assistenza primaria dove opereranno assieme diversi
professionisti: medici di famiglia, specialisti, infermieri.
Passando da studi professionali ove lavorino, in gruppo, almeno
sei medici per poter tenere aperto un ambulatorio nell’arco di
non meno di 12 ore giornaliere.
In tutto questo il vero salto di qualità sarà la presa in carico
proattiva, specie per gestire la cronicità: una sorta di
“manutenzione” per andare incontro alle esigenze del paziente,
per intervenire prima che si manifestino maggiori criticità.
Rispetto alla ipotesi di unificare l’azienda territoriale e
quella ospedaliera, l’assessore ha parlato di una scelta tecnica,
non certo ideologica, dettata dalla convinzione, confermata dalle
esperienze internazionali, che una regia unica veda meglio
incontro alle esigenze dei cittadini.
E se più in generale si persegue un sistema che mira a eliminare
solo quello che non serve, ad accorpare reparti laddove ciò sia
più opportuno e funzionale, per poter rafforzare le eccellenze,
anche il Burlo, così come il CRO di Aviano, dovrà integrarsi in
questo sistema. Il che non significa assorbimento, come qualcuno
questa sera aveva paventato.
Infine l’Agenzia: non un super ente, ma una struttura che nasce
dalla necessità di un’unica centrale per servizi condivisi, dagli
acquisti alle attività amministrative. Proprio per razionalizzare
e liberare risorse da destinare all’assistenza.