Un confronto sulle politiche di inclusione
sociale. Su questo tema si sono espressi il vicepresidente del
Friuli Venezia Giulia, Sergio Bolzonello, e gli assessori al
Lavoro, Loredana Panariti, e alla Salute, Maria Sandra Telesca,
in occasione della tavola rotonda programmata all’interno del
convegno “Comunità, giustizia e politiche di inclusione sociale:
legati da legami”, tenutasi oggi nella sede della Comunità
montana della Carnia.
Un impegno storico, quello della Regione, sul tema della
formazione legata all’inclusione sociale, secondo Panariti che ha
illustrato come “in materia di lavoro la Regione ha il compito di
promuovere l’inserimento, il reinserimento e la permanenza nel
lavoro delle persone a rischio di esclusione con particolare
attenzione a quelle appartenenti all’area del disagio così come
indicato dalla legge regionale 18/2005” e, sempre in materia di
formazione, ha ricordato anche la legge 76 del 1982 “essa
prevedeva, già allora, che la Regione promuovesse iniziative
formative anche all’interno degli istituti di prevenzione e
pena”.
Questo impegno storico prosegue, oggi, anche con la
programmazione del Fondo sociale europeo 2014-20 (nella
precedente programmazione le risorse erano pari a circa 5milioni
di euro). “Si tratta di un impegno – ha aggiunto – che una
società prende con se stessa, ovvero quello di provare a
costruire percorsi che garantiscano la dignità del lavoro e delle
persone”.
Gli assessori hanno inoltre evidenziato il coordinamento
esistente fra le direzioni regionali in termini di funzioni e di
persone attive sui temi dell’inclusione sociale e Bolzonello ha
tenuto a sottolineare come sia necessario alleggerire, per quanto
possibile, dalla burocrazia, il sistema che può contare di
soggetti con alta professionalità, in modo da dare risposte più
efficaci.
Sul fronte lavorativo delle persone soggette a provvedimenti
dell’autorità giudiziaria restrittivi della libertà personale,
Panariti ha specificato che governare l’inserimento sociale,
formativo e lavorativo significa anche promuovere l’intervento
integrato e socialmente responsabile di tutti gli attori del
territorio, comprese le imprese, per offrire la possibilità di
ulteriori interventi anche dopo la formazione. Ma per migliorare
la rete, sempre per Panariti, bisogna rafforzare le imprese
sociali e le organizzazioni del terzo settore.
Alcuni dati sono stati forniti da Telesca che ha ricordato le
risorse previste nell’ambito del finanziamento del Fondo sociale
destinate alle progettualità che riguardano anche la
riabilitazione di detenuti ed ex detenuti “che hanno consentito
di realizzare nel 2013, 97 progetti, 50 a favore di persone fino
a 25 anni e 47 per gli over 25 anni”, ha precisato.
L’assessore ha indicato la necessità di investire di più anche su
altre strutture per agevolare misure alternative al carcere,
soprattutto per persone affette da dipendenze. “E’ evidente – ha
proseguito – come molti temi della collettività sono trasversali
e toccano il grande tema dei diritti di tutti”.
Sempre sulla formazione delle persone in regime carcerario,
Bolzonello ha auspicato che essa sia anche legata a quello che
l’istituto può offrire alle imprese del territorio sottolineando
come non si possa partire dal costo minore di un detenuto
rispetto ad un altro lavoratore.
Più in generale, dunque, il dibattito ha fatto emergere come la
promozione dell’inclusione sociale e lavorativa delle persone
svantaggiate rappresenti uno dei principali obiettivi delle
politiche promosse dall’Amministrazione regionale e l’occupazione
rivesta un ruolo imprescindibile a supporto dell’inclusione
sociale delle persone escluse o a rischio di esclusione dalla
società.