Il Garante regionale dei diritti
della persona, organo collegiale istituito con legge 9 del 14
maggio scorso ed eletto con votazione del Consiglio regionale
nella seduta del 16 giugno, è da oggi pienamente nelle sue
funzioni.
Affrontare e riprendere il tema delle garanzie civili e
riportarlo alla centralità delle politiche e delle istituzioni
regionali – ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale
Franco Iacop nel corso della conferenza stampa di presentazione –
era uno degli obiettivi che ci eravamo posti all’inizio di questa
legislatura. Tanto più – ha aggiunto – che questa competenza è
stata correttamente posta in capo al Consiglio regionale quale
istituzione che è espressione di rappresentanza dell’intera
comunità regionale.
A farne parte sono la presidente – Fabia Mellina Bares – che
esercita funzioni di indirizzo e coordinamento delle attività del
Collegio e la funzione specifica di garanzia per i bambini e gli
adolescenti, e due componenti – Pino Roveredo e Walter Citti –
che esercitano la funzione di garanzia rispettivamente per le
persone private della libertà personale e per le persone a
rischio di discriminazione.
E proprio la presidente ha voluto sottolineare come
l’articolazione collegiale sia unica nel panorama nazionale e
come l’istituto svolgerà la sua attività in un’ottica di
complementarietà con le altre istituzioni.
Vigilare, conciliare, promuovere, prevenire, tutelate,
comunicare, tutto ciò nel segno forte della dignità umana – ha
aggiunto Mellina Bares – e dei diritti di bambini e adolescenti,
delle persone private della libertà personale e di coloro che
sono a rischio discriminazione.
Pino Roveredo ha quindi parlato di una situazione carceraria, in
Italia e in FVG, allo stato di imbarbarimento, dovuta al
sovraffollamento, a palliativi inutili come l’indulto che dopo
pochi mesi riporta la situazione uguale a prima, a una legge
Fini/Giovanardi che ha riempito inutilmente le carceri, ad attese
anche di sei/sette anni per ottenere un giudizio e che intanto
impediscono alle persone il reinserimento sociale e lavorativo.
E se il 75% dei carcerati torna a delinquere – ha osservato
Roveredo – il nemico principale da combattere è il “niente da
fare”, che stimola una rabbia che poi viene sfogata all’esterno.
Bisognerà quindi riempire con corsi e altre attività quelle
ventidue ore al giorno senza far nulla per non morire di quella
rabbia che si vive in cella.
Tra le iniziative innovative che Roveredo vuol portare avanti –
pur consapevole di quanto sia difficile, rischioso, ma di come
alla fine possa avere positive ricadute – è occuparsi anche delle
vittime del reato, cercando in talune situazioni di farle
incontrare con gli autori del reato.
La Commissione europea – ha quindi fatto presente Walter Citti –
monitorando i fenomeni discriminatori, ha rilevato come questi
siano particolarmente presenti in Italia, in modo superiore alla
media europea. Abbiamo problemi di reinserimento al lavoro degli
over 50, dell’impiego occupazionale delle persone disabili, vi è
una grandissima distanza sociale tra popolazione autoctona e
altre etnie, su tutte quella Rom.
Tutto ciò dimostra come sia necessario lavorare con impegno sul
terreno del contrasto alla discriminazione.
Il Garante regionale dei diritti della persona ha sede presso il
Consiglio regionale a Trieste ed è assistito, per l’esercizio
delle sue funzioni, dal Servizio organi di garanzia. Inoltre, ha
un’articolazione territoriale che lo porta nelle sedi regionali a
Udine, Pordenone e Gorizia.