Bisogna fare chiarezza sulla
vicenda riguardante l’iter procedurale per l’autorizzazione di
una serie di piccole centraline idroelettriche sul torrente
Cormor. Un caso emblematico di come nel Friuli Venezia Giulia
vengano troppo spesso ostacolati progetti di green economy.
La denuncia è del consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle
Cristian Sergo, che formulato un’interrogazione alla Giunta.
Ci sono voluti quattro anni per arrivare alla fase finale di
questo iter procedurale e burocratico – aggiunge Sergo. Di volta
in volta l’azienda proponente ha modificato i progetti necessari,
recependo le indicazioni degli uffici preposti fino all’ultima
riunione della Conferenza dei servizi. Poche settimane fa, a
sorpresa, la struttura Stabile difesa del suolo ha formulato un
voto contrario al progetto, il tutto senza spiegare quali fossero
gli accorgimenti necessari per ottenere il via libera.
Contrarietà che appare ancor più sorprendente se si tiene conto
che nel corso degli anni ci sono stati sia sopralluoghi dei
funzionari per verificare lo stato delle zone interessate, sia
pareri decisamente favorevoli al progetto – sostiene il portavoce
M5S. La Commissione tecnico consultiva del Servizio valutazione
impatto ambientale (VIA), con un decreto, aveva ritenuto che
l’intervento non fosse assoggettabile alla procedura di VIA
qualora fossero state recepite alcune prescrizioni. Questo perché
– si legge nel decreto – gli impatti venivano considerati
limitati, se non addirittura migliorativi per l’ecosistema
torrentizio locale, mentre in fase di cantiere gli impatti
possono essere ritenuti sostenibili.
Dopo aver superato tutte le prescrizioni e affrontato le spese
per le dovute consulenze, gli stessi uffici della Regione avevano
dato il via libera alla presentazione del progetto definitivo –
ricorda Sergo. Solo dopo quattro anni l’Amministrazione regionale
si è accorta che una piena di grossa portata (pari a 290m3/s)
produrrebbe l’allagamento generale di tutti i comuni e di tutte
le infrastrutture presenti nella Media e della Bassa Friulana.
Così, infatti, recita il Piano per la difesa idraulica del
torrente Cormor, approvato nel luglio 2009.
Gli stessi uffici regionali – precisa il portavoce M5S –
sostengono che il progetto delle mini centrali idroelettriche
apporterebbe modifiche sul regime idraulico di un bacino
idrografico la cui messa in sicurezza, allo stato attuale,
risulta ancora incompleta. Infatti, i lavori del Piano sono tutti
previsti sul lato sinistro, non su quello destro dove verrebbero
realizzate le mini-centrali. Piuttosto è da chiedersi perché le
opere previste risultino ancora incomplete.
Alla luce di questa situazione è giunta l’ora di fare chiarezza –
conclude Sergo. O è vero quanto sostiene l’Ufficio difesa del
suolo o è vero quanto afferma la Commissione VIA che ritiene che
un intervento possa migliorare la situazione del regime idraulico
in essere. Purtroppo, anche in Friuli Venezia Giulia, tutti
questi intoppi burocratici finiscono per limitare lo sviluppo del
territorio. Spiace constatare che non si sia prestata la stessa
attenzione quando, in passato, si è data la possibilità di
costruire centrali idroelettriche ben più impattanti su tutto
l’arco alpino o altri impianti che sfruttano le fonti,
rinnovabili sì, ma assimilabili.