Udine, 22 set – Ridistribuire i richiedenti asilo sul
territorio anche per consentire una gestione ottimale dei Centri
di prima accoglienza.
Un appello che l’assessore regionale alla Solidarietà Gianni
Torrenti ha espresso, oggi, ai rappresentanti dell’Ambito
distrettuale di San Daniele del Friuli che erano presenti
all’incontro nella sede della Prefettura a Udine, con il prefetto
di Udine Vittorio Zappalorto e le associazioni di volontariato,
per discutere sull’attuazione del Piano di accoglienza dei
richiedenti asilo.
L’assessore ha ribadito l’obiettivo dei Centri di prima
accoglienza la cui funzione è quella di ospitare temporaneamente
le persone che transitano sul nostro territorio effettuando i
primi controlli sanitari e burocratici “ma poi – ha chiarito –
c’è necessità che i migranti vengano ricollocati altrove, in modo
da permettere alla struttura di fare quello per cui nasce, ovvero
l’accoglienza primaria e non diventi centro di permanenza. E’
fondamentale per un’organizzazione ottimale poter contare su un
50 per cento di posti disponibili per gli ingressi così da
consentire una rotazione continua e virtuosa, di entrate e
uscite”.
Per dare corso a questo iter, è importante una distribuzione dei
migranti su più comuni e una risposta immediata, anche da parte
dell’Ambito distrettuale di San Daniele del Friuli, ad
accogliere, sul proprio territorio, 163 migranti.
Un modello, quello dell’accoglienza diffusa che, secondo
Zappalorto, rappresenta una formula che rispetta la democraticità
delle scelte e offre una gestione più strutturata.
Il sindaco di San Daniele del Friuli, Paolo Menis, presente fra
gli altri all’incontro, ha evidenziato la tradizione storica di
integrazione dell’area così come il presidente dell’Ambito, Luca
Picco, che ha sottolineato la volontà di coinvolgere tutti i
Comuni, come si sta già iniziando a fare, per creare un progetto
di integrazione complessivo che riguardi sia gli ospiti sia la
comunità ospitante.
Torrenti nel puntualizzare la necessità di avere una risposta in
tempi brevi, ha ricordato che c’è una distanza fra timori e
realtà, dimostrata dalla maggior preoccupazione dei cittadini
residenti nei comuni che non ospitano nessun profugo, rispetto ai
comuni accoglienti. Ha ricordato, infine, come non vi sono
problemi di ordine pubblico e come il modello di accoglienza
diffuso, già presente in molti enti locali del Friuli Venezia
Giulia, offre risposte sociali e di integrazione.