Il passaggio del Corpo di Polizia Provinciale alla Regione Fvg determinerà strascichi e disservizi nell’iter per la depenalizzazione dei reati in materia ambientale allungando i tempi di risposta nei confronti dei cittadini e delle imprese. Con il trasferimento delle competenze previsto dal ddl Panontin (approvato dalla Giunta regionale con generalità n. 2653 del 29 dicembre e che domani, martedì 19 gennaio, sarà esaminato dal Cal), in Regione, infatti, approderanno dipendenti provinciali con qualifica di polizia giudiziaria, figure titolate ad espletare il procedimento amministrativo che a seguito della recente legge 68/2015 (“Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente”) consente di depenalizzare una buona parte di quelli che in precedenza erano reati ambientali. Con la nuova normativa il superamento di un limite in uno scarico idrico o in un’emissione in atmosfera, il mancato rispetto di una prescrizione contenuta in un provvedimento autorizzativo e tante altre violazioni potranno, in certe condizioni che proprio la Provincia spesso è tenuta a verificare, non costituire più reato penale ma esser oggetto del semplice pagamento di una sanzione, alleggerendo così anche il carico di istanze in attesa di giudizio nei tribunali. Una trentina le procedure di questo tipo che da giugno sono arrivate sui tavoli degli uffici di palazzo Belgrado.
La contestuale presenza in Provincia sia dei tecnici che sono chiamati a valutare le situazioni di irregolarità che dei funzionari con qualifica di polizia giudiziaria che gestiscono il procedimento di depenalizzazione su delega del magistrato, garantisce oggi uniformità interpretativa e velocità di risposta.
Questa sinergia però con il ddl Panontin subirà necessariamente uno stop. “Con il passaggio dei nostri operatori di polizia giudiziaria in Regione – spiega l’assessore provinciale Marco Quai preannunciando il voto contrario domani al Cal – per le procedure di depenalizzazione dei reati ambientali le Province dovranno interfacciarsi con figure esterne, con inevitabile rallentamento dei tempi e frammentazione degli interlocutori (vigili urbani, forestali, Noe, …). Davvero paradossale. Questo trasferimento di personale causerà un grave disservizio per cittadini e imprese su tematiche e aspetti sensibili come i reati penali in materia ambientale. Posizioni delicate, un fardello per i privati che con la legge 68/2015 hanno l’opportunità di eliminare”.
Per quanto riguarda il trasferimento delle funzioni in materia di vigilanza ambientale, forestale, ittica e venatoria, di ambiente, caccia e pesca e protezione civile, Quai, illustrerà quanto proposto in sede Upi Fvg suggerendo alla Regione di demandare quanto meno alle associazioni venatorie provinciali l’organizzazione dei corsi di abilitazione (per ottenere la licenza di caccia) raccomandando anche la presenza di presidi provinciali per permettere all’utenza di non doversi recare a Trieste per ritirare il tesserino venatorio o seguire le lezioni dei corsi.