“È noto che per andare in
Iran le donne devono indossare un velo, altrimenti si resta a
casa e fuori da quel Paese”.
“Come non essere d’accordo con queste parole della presidente
Serracchiani? È giusto, chi non rispetta regole e valori del
Paese in cui viene ospitato deve rimanere a casa propria. Questo
vale per l’Iran, ma deve valere anche per l’Italia”.
A dirlo è Barbara Zilli, consigliera regionale della Lega Nord,
commentando nuovamente le parole di Serracchiani e la sua visita
in Iran.
“Il buon senso avrebbe voluto che, in un momento delicato come
questo, Serracchiani avesse evitato tali scivoloni. Ma
evidentemente la presidente ha la necessità di apparire non solo
come presidente di Regione, ma più che altro come numero due del
Pd”.
“Se le foto di Serracchiani a capo coperto generano perplessità o
ritrosie qui da noi, la ragione è solo una: in questo Stato
malato non vi è più alcun rispetto della nostra cultura,
soggiogata e annientata nel nome di un’integrazione sbagliata
perché attratta da culture come quella islamica che nulla hanno
di democratico. Valore fondante dell’occidente è l’uguaglianza
tra uomo e donna”.
“Ecco allora che se qui non difettasse il rispetto dei nostri
valori, potrei relegare a un gesto meramente simbolico il fatto
di vedere Serracchiani a Teheran con il velo. Quanto accaduto
però non rivela mero rispetto per le tradizioni del Paese
ospitante, ma soltanto un’inaccettabile condizione di
sottomissione della donna a un’altra cultura, avvalorata dai
gravi fatti di Colonia, dall’assurda interpretazione che una
certa parte della sinistra sta dando al concetto di integrazione.
Non sono questi gli stessi che vogliono affossare i valori
cardine della nostra cultura, eliminando i simboli della
cristianità, quali i crocefissi e i presepi nei luoghi pubblici?
In nome della tanto sbandierata integrazione, in Italia si
continuano a consentire burqa e hijab, pur essendo costumi che
impediscono il riconoscimento della persona e pertanto vietati
dalla legge”.
“A me – sottolinea Zilli – è capitato di incontrare
professionalmente qui in Friuli uomini di fede islamica che,
poiché in Ramadan, si sono rifiutati di darmi la mano in segno di
saluto. Mi sono sentita profondamente sdegnata, dal momento che
un gesto di questo tipo dimostra come per quella cultura la donna
rappresenti un essere inferiore”.
“Se Serracchiani si facesse strenuo difensore dei nostri valori,
facendo rispettare a chi viene in Italia e in Friuli Venezia
Giulia le nostre regole – conclude Zilli – evitando, come invece
fa, di annacquarle nel nome di un’omologazione tanto dannosa
quanto innaturale, non mi farebbe alcun effetto vederla indossare
il velo in visita a Teheran”.