Circa un mese fa, quando su Instagram mi sono imbattuta nell’account le_abilita_di_stefano, ho subito pensato che il titolare di quel profilo potesse avere una storia interessante da raccontare nel mio prossimo articolo, tuttavia non mi sono resa conto che il mio prossimo articolo sarebbe stato pubblicato nel mese di aprile, che come forse saprete è il mese della consapevolezza sull’autismo; soltanto adesso, mentre scrivo, realizzo che si tratta proprio di una bella coincidenza: Stefano Fattori, detentore del profilo Instagram di cui sopra, è un ragazzo autistico, neanche a farlo apposta!
Attenzione però, Stefano NON è la sua patologia, quella diagnosi imprecisa che gli è stata appiccicata addosso sin da quando aveva due anni e mezzo, quel disturbo che allora si definiva genericamente “disordine pervasivo dello sviluppo” e che oggi invece si preferisce chiamare autismo; il ventinovenne di Pradamano (UD) è un ragazzo con molti interessi e passioni, oltre che con una spiccata vena artistica.
L’arte sembra essere per lui la migliore medicina, quasi una ragione di vita; sin da piccolo ama disegnare principesse e altri personaggi ispirati al mondo delle favole, che egli trova semplicemente magico, ma con il passare del tempo i disegni si arricchiscono anche di animali, piante, fiori e figure maschili. In ogni soggetto che rappresenta, Stefano esprime i suoi pensieri e le sue emozioni, il suo modo di essere e di sentire; la forma d’arte che predilige è senza dubbio la pittura, perché gli permette di dare sfogo a tutta la sua immaginazione, senza paura di uscire dai canoni: sotto al suo pennello una donna si trasforma in una vite piena di grappoli d’uva, Adamo diventa un melo, l’aria, l’acqua, la terra e il fuoco sono incarnati da figure femminili.
Insomma, creature surreali che allo stesso tempo appaiono molto concrete, quasi tangibili; per riuscire a produrre opere di questo livello, non basta avere talento, fantasia o una buona mano, ci vuole anche la tecnica. Il giovane artista friulano apprende i primi rudimenti della tecnica del mosaico e della lavorazione della ceramica presso il Centro di formazione professionale “Don Luigi Monza” di San Vito al Tagliamento (PN), afferente all’associazione “La nostra famiglia”; frequentando questa struttura dai 14 ai 18 anni, Stefano getta le basi per il suo futuro professionale e instaura anche qualche bella amicizia con i suoi educatori.
Terminata l’esperienza formativa a San Vito al Tagliamento, i tempi sono maturi per iniziare ad allestire un laboratorio a Pradamano, tra le mura domestiche; da cinque anni a questa parte, il pianterreno di casa Fattori è dunque diventato il regno di Stefano, che grazie alla sua passione e al supporto di insegnanti molto valide e preparate continua a studiare e a sperimentare nuove tecniche, quali ad esempio la pittura con i colori acrilici, l’acquerello, il mosaico realizzato con tessere in vetro, con diversi tipi di pietre o addirittura con piccoli cilindri di ceramica dipinta da lui stesso realizzati.
Queste diverse forme di espressione permettono al giovane artista di visualizzare concretamente ciò che nella sua immaginazione è molto chiaro, ma poi fatica ad uscire allo scoperto; si tratta comunque di scene pacifiche, che invitano alla meditazione, alla tranquillità e alla serena convivenza tra tutti gli esseri del Creato, in particolare tra uomini e animali. Dice Stefano: “Smettetela di uccidere gli animali per puro divertimento, smettetela di distruggere la foresta per costruire altre città, accontentiamoci di quello che abbiamo e iniziamo a meditare, a guardare dentro di noi. Questo ci aiuterà a trovare la pace e a star bene con noi stessi nel cuore e nella mente.”. È questo il messaggio che egli vorrebbe trasmettere con i suoi quadri, quasi a voler sottolineare che la violenza, la forza e i soprusi nei confronti dei più deboli non portano a nulla e che prima di compiere atti di questo genere bisognerebbe sempre guardarsi dentro.
Chissà, forse mentre formula questo pensiero la sua mente ritorna agli episodi di bullismo dei quali è stato vittima mentre frequentava le scuole pubbliche; calci, pugni e insulti che non sempre venivano puniti dagli insegnanti, ma che a distanza di anni gli fanno ancora male, nonostante abbia seguito un percorso psicologico per imparare ad affrontarli e a gestire lo stress che ne deriva. Proprio per non doversi mai più sentire impotente in situazioni simili (qualora dovessero ripresentarsi) e per imparare a difendersi se necessario, Stefano pratica kickboxing da circa due anni.
Quasi contemporaneamente alla palestra di kickboxing, ha iniziato a frequentare anche i ragazzi dell’associazione “Krokus” di Cividale del Friuli (UD), con i quali finalmente può essere sé stesso, mostrarsi per quello che è, senza paura di essere l’unico ragazzo “strano” del gruppo; si tratta di un sodalizio all’interno del quale Stefano e compagni svolgono varie attività finalizzate all’acquisizione di competenze utili per una vita indipendente e per quanto possibile autonoma. Al di fuori di questa cerchia, non ha molti amici, la socializzazione purtroppo non è il suo forte; proprio con l’intento di conoscere persone nuove e di farsi apprezzare da loro, l’artista friulano ha recentemente aperto il profilo Instagram le_abilita_di_stefano (che ho già citato in apertura e che oggi conta circa 1.360 follower), nel quale oltre a presentare i suoi lavori racconta anche il suo modo di essere, di pensare e di vivere. Ricevere messaggi da coloro che lo seguono gli fa molto piacere, perché lo fa sentire meno solo e lo gratifica, gli fa capire di aver intrapreso la strada giusta.
Ovviamente non sappiamo ancora dove sbucherà questa strada, è impossibile prevederlo, ma di certo i progetti e le idee per il futuro non mancano; al momento Stefano sta ultimando la realizzazione di tre pannelli a mosaico che andranno ad abbellire le pareti di una piscina esterna (nella foto lo potete vedere mentre lavora a uno di essi), ma nel lungo periodo spera di riuscire ad allargare i propri orizzonti perfezionando la tecnica della pittura a olio, imparando a fare i ritratti e magari provando addirittura ad affrescare una stanza.
La sua voglia di esplorare nuovi mondi non si esprime solo in ambito artistico, ma anche nella sua grande passione per i viaggi; insieme alla mamma ha già girato mezzo mondo, arrivando addirittura fino in Canada e in Australia, ma prossimamente vorrebbe visitare Parigi (dove è ambientato “Il gobbo di Notre Dame”) e la Nuova Zelanda, ovvero il luogo reale che più assomiglia a quello immaginario dove sono ambientate “Le cronache di Narnia”.
Se poi dovesse avanzargli del tempo libero, vorrebbe anche provare a scoprire qualcosa in più sull’autismo, a capire perché il suo cervello funziona in modo “strano”; in attesa di riuscire a trovare risposta a tutte le sue domande (o almeno ad alcune di esse), Stefano continua a impegnarsi ogni giorno con e per la sua arte, che lo fa stare bene e che ormai è la sua ragione di vita. Proprio questo è il consiglio che si sente di dare a chi convive con problematiche simili alle sue: non prefissatevi obbiettivi a lungo termine troppo difficili da gestire, piuttosto procedete a piccoli passi e mettetecela tutta per fare bene ciò che vi rende felici, con il tempo riuscirete a realizzare grandi progetti che vi permetteranno di essere fieri di voi stessi e di sentirvi apprezzati nel contesto sociale.
D’altro canto, anche la società, composta dalle persone cosiddette “normali”, deve fare la sua parte, dimostrando empatia, comprensione e affetto nei confronti di chi è “diverso”, prendendosi il tempo per conoscerlo e provare a entrare nel suo mondo; così facendo, scopriremo altre realtà, forse più complesse, più difficili da capire e catalogare, ma non per questo meno interessanti e stimolanti rispetto a quella con la quale siamo soliti confrontarci e interagire.